L'appello
No agli Stati Generali, se Conte vuole dialogare siamo in Aula
Mi rivolgo direttamente a lei presidente Conte, in un momento forse difficile e complicato, dopo tutto quello che ha dovuto fare e passare alla guida del Paese in occasione della pandemia. Questo è un momento decisivo, che non può però ripercorre gli schemi comportamentali, politico-parlamentari da lei seguiti nei mesi passati, presidente Conte. Ora serve un salto di qualità, tanto a livello interno, quanto e soprattutto nei rapporti con la Unione europea. Anzi, i due fronti, appaiono come due facce della stessa medaglia. Tanto più il suo Governo riuscirà a dialogare in Parlamento con le opposizioni, cercandone il consenso, coinvolgendole nella strategia europea per uscire dalla crisi, tanto più il suo Esecutivo sarà efficace e credibile sul fronte interno ed europeo.
Pensare di eludere il dialogo con le opposizioni in Parlamento è una pia illusione, che porterà inevitabilmente al collasso della sua maggioranza e, quindi, all’apertura di una crisi. Nessuno, ora, sente il bisogno di una crisi, vista la prospettiva autunnale tragica per la nostra economia. Conviene che lei, presidente Conte, ci rifletta attentamente. O il Parlamento torna centrale, e la coesione e la condivisione invocate dal Presidente Mattarella diventano il metodo con cui governare nei prossimi mesi, o il sistema salta e, cioè, l’attuale fragile maggioranza finirà per essere spazzata via dai venti della crisi economica e finanziaria. Non c’è altra scelta. L’Europa adesso fa sul serio e noi, Italia, dovremo essere all’altezza della serietà e dei tempi dell’Europa. Qui di seguito, presidente Conte, alcuni consigli non richiesti. Veda lei.
L’Europa, dopo un titubante inizio, è finalmente partita con il maxi piano di intervento da 2.400 miliardi di euro, per aiutare i paesi del Vecchio Continente ad uscire dalla crisi economica e finanziaria nella quale si trova per gli effetti del coronavirus. Il piano, messo in campo dalla Commissione Europea, è basato, lo ricordiamo, su quattro pilastri finanziari principali (Mes, Sure, Bei e Next Generation Ue Fund), ed è sostenuto dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea, attraverso un piano d’acquisto straordinario di titoli (Pepp), da 1.350 miliardi complessivi, destinato ad esaurirsi, però, a metà 2021. Dal momento che il piano dell’Unione è ancora oggetto di trattative negoziali tra i vari Stati membri, è probabile, come sostenuto dal Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, che l’accordo sul Next Generation Ue Fund arrivi al Consiglio Europeo dei capi di Stato e di Governo del prossimo luglio, a presidenza tedesca, mentre per il Sure dovrebbero a breve uscire i regolamenti che specificheranno i meccanismi di funzionamento e le condizioni finanziare del prestito. Per ottenere quest’ultimo (la quota dell’Italia dovrebbe essere circa 20 miliardi), il governo Conte dovrà, in ogni caso, presentare le dovute garanzie.
La Commissione inizierà ad emettere obbligazioni nella seconda metà di luglio o nella prima metà di settembre, in funzione di quando si concluderanno le procedure nazionali. Sempre come ricordato da Gentiloni, il Next Generation Ue Fund dovrebbe essere attivo dal gennaio 2021, sempre che i negoziati, le emissioni e le risposte nazionali vadano tutte a buon fine. Per quest’ultimo, per l’Italia, si tratta di un pacchetto lordo di risorse di circa 170 miliardi (dei quali 80 di sussidi e 90 di prestiti). Per rispettare la tempistica europea riguardo al Next Generation Ue Fund, ma anche il Mes, quanto a spese sanitarie dirette e indirette, al Sure riguardo alle misure contro la disoccupazione e alla Bei, per i finanziamenti alle imprese è fondamentale che il Governo presenti, sin da subito, il Piano Nazionale delle Riforme, piano che non ha presentato nel mese di aprile in concomitanza con il Documento di Economia e Finanza, in ragione di una deroga concessa dall’Unione europea che ora però non si giustifica più. Anche perché, come ricordato sempre da Gentiloni, la Ue ha messo a disposizione delle risorse ponte che arriveranno prima del 2021, già a partire da quest’anno, dunque, per finanziare il meccanismo di protezione civile e il fondo per la transizione ambientale (Green New Deal).
Quindi, innanzitutto, come dicevamo, occorre che il Governo Conte presenti in Parlamento il Pnr e che su questo documento cerchi la massima condivisione possibile. Questo passaggio parlamentare, infatti, sia dal punto di vista programmatico che, soprattutto, dal punto di vista politico, rappresenta il momento chiave dell’attuale Fase 3. Solo successivamente, infatti, in funzione dei tempi che si vanno precisando nell’Unione Europea, si tratterà di anticipare l’approvazione – alla luce del quadro macroeconomico disponibile – della Nota di Aggiornamento al Def e la Legge di Bilancio entro l’estate (facendo lavorare il Parlamento ad agosto), così da consentire al Governo di presentare e approvare i provvedimenti collegati alla Legge di Bilancio, nonché il cosiddetto “piano delle opere infrastrutturali”, da indicare nella stessa Nota di aggiornamento, nonché i disegni di legge delega per l’attuazione delle riforme indicate nel Pnr e all’interno delle risorse messe a disposizione dal pacchetto europeo.
L’attuale articolo 7 della legge di contabilità nell’indicare gli strumenti del ciclo della programmazione finanziaria e di bilancio prevede, infatti, termini meramente ordinatori, mentre il regolamento europeo n. 473 del 2013 prevede che il Draft Budgetary Plan sia presentato entro il 15 ottobre di ciascun anno. Quindi, dato che i tempi europei del Recovery Fund sono settembre-ottobre, appare del tutto irrealistico aspettare la tempistica standard della Legge di Bilancio, ovvero presentazione a settembre della NAdef e dello scostamento rispetto agli obiettivi di finanza pubblica in precedenza approvati e del disegno di Legge di Bilancio ad ottobre. Appare invece necessario, come detto, anticipare tutto il calendario per, innanzitutto, mettere in sicurezza il 2021 sin da subito, e secondariamente per utilizzare con la Legge di Bilancio anticipata il nuovo scostamento che si renderà necessario. Inoltre, l’anticipazione del processo di tutta la programmazione finanziaria servirà per definire e approvare, come collegati e con i disegni di legge delega, le riforme, come individuate dal Pnr e coerenti con le condizionalità strategiche dell’Unione europea.
Una siffatta strategia, fatta tanto di tecnica parlamentare quanto di volontà politica, diventa la chiave per aprire il “forziere” europeo e per convincere i mercati della volontà del Governo di spendere correttamente le risorse disponibili in funzione di riforme non più procrastinabili per il nostro Paese. Il tutto non sulla base di fumosi documenti, di powerpoint, e di task-force, o di altre improbabili suggestioni, quanto di testi programmatici e di legge discussi e votati in Parlamento, con il massimo della condivisione politica. Questo sarebbe il miglior segnale di credibilità da parte di un Governo di fronte ad un autunno che si presenta, dal punto di vista economico e sociale molto, ma molto, difficile. Credibilità che in questo momento al Governo Conte manca del tutto. Presidente Conte torni, dunque, in Parlamento con una strategia chiara, rispettando le normative di bilancio vigenti e più sopra ricordate e cerchi, se ne ha la volontà e la forza, il più ampio consenso possibile. Altro che Villa Pamphili, gli Stati Generali e gli inviti altisonanti. La credibilità non la regala nessuno.
© Riproduzione riservata