Un incubo durato 8 mesi, perla precisioen 238 da quel 7 ottobre, il sabato nero in Israele dopo gli attacchi di Hamas nei kibbutz e al rave Supernova nel deserto a ridosso della Striscia di Gaza. Quattro ostaggi israeliani sono stati liberati in seguito a un blitz dell’Idf e dello Shin Bet (servizi sicurezza interni) avvenuto nel campo profughi di Nuseirat, all’interno di Gaza. Liberati Noa Argamani (25 anni), Almog Meir Jan (21 anni), Andrey Kozlov (27 anni) e Shlomi Ziv (40 anni) che si trovavano in due luoghi diversi. Sono tutti in buone condizioni di salute e sono stati trasferiti nel centro medico Sheba di Tel-HaShomer per accertamenti.

Ostaggi liberati a Gaza, nel blitz “morti quasi 100 palestinesi”

Il drammatico rapimento di Noa, nel corso del rave festival, era purtroppo diventato virale in tutto il mondo. Le immagini della giovane portata via in moto dai terroristi di Hamas che l’hanno separata dal fidanzato che oggi risulta ancora tra gli ostaggi. Si tratta di “un’operazione complessa, progettata da diverse settimane, che si è svolta sotto un pesante fuoco nemico” ha spiegato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.  Fonti sanitarie presenti a Gaza spiegano che nel corso del blitz per la liberazione dei quattro ostaggi sarebbero morti circa 55 palestinesi, senza precisare altro, ovvero se si tratta di persone riconducibili ad Hamas o ad altre organizzazioni in guerra contro lo stato ebraico o civili. Per Hamas il numero delle vittime provocate dal blitz dell’Idf è di oltre 90 vittime. Morti che sarebbero almeno 107 secondo un portavoce dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa.

Abu Mazen, presidente palestinese, ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul “sanguinoso massacro compiuto dalle forze israeliane” nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale WAFA.

Morto soldato israeliano a capo operazione

Israele ha annunciato la morte dell’ispettore capo Arnon Zamora, comandante nell’Unità speciale anti terrorismo, ucciso nell’operazione a Nuseirat per la liberazione dei quattro ostaggi. Zamora – come aveva detto il portavoce militare Daniel Hagari – era rimasto gravemente ferito nell’operazione. Portato in ospedale, è stato dichiarato morto. Era alla guida delle forze che hanno condotto l’operazione. “Zamora è un eroe di Israele che ha amato e protetto il suo Paese”. “L’esercito – ha detto il portavoce militare – saluta la sua memoria”.

Ad altri ostaggi: “Arriveremo anche a voi”

“I combattenti delle unità speciali – ha aggiunto Hagari – hanno operato in due diversi edifici e abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio, anche da altri combattenti, Marina compresa, per proteggere le nostre forze . Gli ostaggi – ha continuato – erano all’interno di un rione civile, in un ambiente presidiato da miliziani armati”. Per arrivare ai quattro ostaggi israeliani “sono state usate informazioni di intelligence molto complesse raccolte durante settimane. È stato un puzzle molto grande. Continueremo a fare di tutto – ha proseguito Hagari – per recuperare anche gli altri ostaggi ai quali diciamo ‘sappiate che siamo determinati ad arrivare anche a voi’“.

Il 7 ottobre scorso Hamas nel corso del sabato nero oltre ad uccidere più di mille israeliani, portò a Gaza altri 250 cittadini, la metà dei quali scambiata nel corso dei lunghi e difficili negoziati dei mesi scorsi. Altri ostaggi, almeno un quarto dei circa 130 ancora prigionieri, sarebbe morta. Anche se su questo aspetto ci sono versioni discordati perché nelle scorse settimane fonti dell’intelligence di Tel Aviv avevano parlato di solo 33 ostaggi ancora vivi.

Gantz rinvia ultimatum

Una notizia accolta con gioia in Israele con il ministro del Gabinetto di guerra e leader del partito centrista, Benny Gantz, che ha rimandato la conferenza stampa prevista per questa sera in cui era atteso l’annuncio del ritiro dell’appoggio del suo partito al governo di unità nazionale presieduto dal premier Benyamin Netanyahu dopo l’ultimatum annunciato nelle scorse settimane anche vincolato alla liberazione degli ostaggi.

Famiglie: “Ora recuperare altri 120 ostaggi, sia i vivi che i morti”

Soddisfazione per il Forum delle famiglie degli ostaggi che sottolineano come “l’eroica operazione dell’Idf che ha liberato e riportato a casa Noa Argamani, Shlomi Ziv, Andrey Kozlov e Almog Meir Jan” sia “un trionfo miracoloso. Ora, con la gioia che travolge Israele, il governo deve ricordare il suo impegno a riportare indietro tutti i 120 ostaggi ancora detenuti da Hamas: i vivi per la riabilitazione, gli uccisi per la sepoltura. Continuiamo a chiedere alla comunità internazionale di esercitare la necessaria pressione su Hamas affinché accetti l’accordo proposto e rilasci gli altri 120 ostaggi tenuti prigionieri. Ogni giorno è un giorno di troppo”.

Supporto all’operazione dell’esercito israeliano è arrivato anche da una cellula americana. Lo riferiscono fonti Usa alla Cnn che ha anche rivelato che Israele ha preparato per settimane i raid scattati oggi con il coinvolgimento di centinaia di militari dell’Idf, di agenti dell’intelligence e forze speciali della polizia.

Il campo profughi di Nuseirat ad alta densità

Il campo profughi di Nuseirat, cittadina che prende il nome da una tribù beduina locale, prima della guerra accoglieva 85.409 rifugiati palestinesi registrati presso l’Unrwa. Prima del conflitto vi erano 17 installazioni dell’agenzia Onu peri rifugiati palestinesi, 15 edifici che ospitano complessivamente 26 scuole, un centro di distribuzione alimentare condiviso con il campo profughi di Bureij, due centri sanitari, due uffici di soccorso e servizi sociali di zona, un ufficio di manutenzione e sanificazione. Gia’ prima della guerra il campo, che come tutti gli altri soffre di un altissimo tasso di disoccupazione della popolazione, affrontava problemi di interruzioni dell’energia elettrica, limiti alla pesca imposti da Israele, alta densità di popolazione, mancanza di materiali da costruzione.

Chi sono i 4 ostaggi israeliani liberati a Gaza

Dei quattro ostaggi la più ‘famosa’ è Noa dopo le drammatiche immagini del rapimento al rave nel deserto. La madre Loira Argamani, affetta da un cancro incurabile al cervello, aveva più volte implorato di poterla vedere prima di morire. Noa era apparsa in un video lo scorso gennaio. Un filmato pubblicato da Hamas in cui appariva insieme agli ostaggi Yossi Sharabi e Itai Svirskyaffermava. In un primo spezzone i tre chiedevano al governo israeliano di riportarli a casa. Successivamente in un secondo filmato c’era solo Noa che raccontava che i due ostaggi che si trovavano con lei erano stati uccisi in attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Noa è un’appassionata di yoga e arte e ama le escursioni. Studiava Gestione dei sistemi informativi all’Università Ben-Gurion del Negev.

Il presidente Isaac Herzog e il primo ministro Benjamin Netanyahu hanno chiamato Noa Argamani per darle il bentornato a casa, riporta il Times of Israel. Nella telefonata di un minuto, Herzog ha espresso la sua felicità mentre la giovane era emozionata e ringraziava il presidente. “Ti abbraccio a nome dell’intera nazione di Israele”, le ha detto Herzog. Il primo ministro Benjamin Netanyahu le ha chiesto come si sente. “Molto emozionata”, ha risposto la ragazza, abbracciata dal genitore, esprimendo la sua eccitazione nel conversare in ebraico dopo cosi’ tanto tempo. “Ebraico e in patria, anche questo è importante”, ha risposto il primo ministro, “Non abbiamo rinunciato a te nemmeno per un momento, “Non so se ci credevi, ma noi ci credevamo e sono felice che sia successo”. Il ministro del Gabinetto di Guerra Benny Gantz ha detto di avere il “cuore pieno” di gioia. “Vorrei elogiare i soldati delle Forze di Difesa Israeliane, Yamam, lo Shin Bet per l’operazione complicata e coraggiosa che e’ stata pianificata ed eseguita in modo impeccabile”, si legge in una nota “Anche oggi il mio pensiero e’ rivolto a tutte le famiglie degli ostaggi. “Siamo impegnati a fare di tutto per riportarli a casa”.

Almog Meir Jan è un 22enne di Or Yehuda. Aveva finito il servizio militare 3 mesi prima del 7 ottobre e il giorno dopo il rapimento avrebbe dovuto iniziare un lavoro in una grande azienda di alta tecnologia. I suoi familiari lo descrivono come “un figlio amato, che entra in contatto con tutti grazie al suo ampio e caloroso sorriso. Èsempre educato e disponibile con tutti, amato ovunque vada”. Andrey Kozlov, 27 anni, residente a Rishon LeZion, lavorava al festival Nova come guardia della sicurezza. È immigrato recentemente in Israele, arrivato nel Paese senza la sua famiglia circa un anno e mezzo fa. Anche Shlomi Ziv, 41 anni, del moshav Elkosh, faceva parte della sicurezza del rave nel deserto.

Redazione

Autore