La nuova era Meloni nella tv di Stato
Nomine Rai, la svolta editoriale targata Sergio-Rossi: ricalibrare le tv pubblica, oggi troppo a sinistra
Più facilmente del previsto, e senza nemmeno ancora avere in tasca la certezza di una nomina a Sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli cui sembrava destinato, Carlo Fuortes saluta la Rai e se ne va.
A questo punto il Governo avrebbe persino margine per rimodulare la norma anti Lissner (Sovrintendente al San Carlo) appena varata, e farebbe anche bene, magari aggiungendo un comma che salvi i contratti già in corso, così evitando di violare il legittimo affidamento su quello in essere, di Lissner appunto, che ha annunciato ricorso: la Corte Costituzionale ha già cassato in passato provvedimenti analoghi e la forma del decreto legge dovrebbe avere i crismi di necessità e urgenza che proprio evidenti, in questo caso, non sono, e che scatenerebbero una violenta, chiassosa opposizione di Pd e Movimento Cinquestelle.
Il passaggio di Fuortes al San Carlo di Napoli resterebbe a questo punto assai incerto, ma lui tornerebbe sul mercato. A viale Mazzini, intanto, Roberto Sergio è pronto a succedergli, e Gianpaolo Rossi a diventare Direttore Generale, in attesa di scambiarsi la posizione con lo stesso Sergio, tra un anno, alla scadenza della consiliatura.
Obiettivo, ricalibrare l’offerta culturale della Rai, oggi troppo a sinistra, latitudine gruppo Gedi. Risalgono intanto le quotazioni di Gianmarco Chiocci, attuale Direttore di Adnkronos, al Tg1. Scaldano i motori, come già qui avevamo anticipato, Nicola Rao per il Gr Radio (lascerebbe il Tg2 a Preziosi, per la felicità di Forza Italia), Marcello Ciannamea (sostituirebbe Stefano Coletta all’intrattenimento di prima serata, in quota Lega), Angelo Mellone per la Direzione Daytime, e Paolo Corsini per quella degli approfondimenti, entrambi sponda Fratelli d’Italia. Partirà cosi subito dopo anche la caccia ad anchor men e autori per incarnare la svolta editoriale che il nuovo tandem Sergio-Rossi insegue. Dal Riformista, un buon lavoro.
Infine, breve nota personale. Tanta attenzione ci ha commosso. Tale Laganà (pensavamo fosse il grande comico romano, e invece pare sia un consigliere di amministrazione di viale Mazzini) protesta perchè Rai Uno si occupa, per una sera, della direzione del Riformista di Matteo Renzi, in edicola dal giorno dopo. E lo riprende per aver ripubblicato sui suoi social la puntata di ‘5 minuti’, in cui era ospite di Bruno Vespa.
Silenzio assoluto invece, da parte dello stesso Laganà (ma siamo certi: ora farà senz’altro analoga, tempestiva segnalazione) su Giuseppe Conte. La sua intervista a “5 minuiti” è infatti stata da lui ugualmente ripubblicata e però – a differenza di Renzi, che l’ha prontamente rimossa – è ancora lì a campeggiare in tutta la sua brillantezza. Noi ci scusiamo con Laganà per non essere grillini. Altrimenti, come il caso Conte dimostra, non avremmo goduto della sua rilevantissima attenzione. Cui la Rai ha peraltro dato torto marcio.
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