La notizia è di quelle ghiotte ma Gianni Letta non sarà contento: Giorgia Meloni ha mollato Simona Agnes al suo destino e ha deciso di trattare con il “campo largo” della Schlein per trovare un nome che vada bene a tutti per la presidenza della Rai. “Solo su Giampaolo Rossi non cederemo mai”, il refrain di palazzo Chigi. Ma sulla presidenza si può cedere, eccome. Tutto pur di far partire al più presto la “nuova” Rai. “Abbiamo il governo ma ancora non abbiamo l’amministratore delegato di viale Mazzini”, questo è il cruccio di Giorgia tricolore che vuole risolvere al più presto il problema.

Nomine Rai, cda verso proroga

Il rischio? La proroga dell’attuale consiglio di amministrazione che dalle parti di Palazzo Chigi vedono come il fumo negli occhi, come una sconfitta politica oltre che personale. Ma il rischio della proroga è concreto. Proprio come ci rivela a patto dell’anonimato una fonte di altissimo livello a viale Mazzini: “Penso anch’io che potrebbe essere questo lo scenario. Se rinviano il 12 settembre ogni ipotesi, compresa la proroga, è possibile. In ogni caso si proseguirà con impegno e serietà”. Al di là dell’intesa sui nomi nel vertice a quattro del centrodestra dopo la pausa estiva c’è sempre lo stesso problema: i numeri della commissione parlamentare di vigilanza che dovrà eleggere, appunto, il nuovo numero uno della governance Rai.

Nomine Rai, la conta dei voti

Servono 28 voti su 42, la maggioranza ne ha 25 e la matematica non è un’opinione: servono altri tre voti, che difficilmente saranno quelli di Azione e Italia Viva, viste le prove di campo largo in corso. Sempre a proposito di campo largo, difficilmente il leader attuale del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte può chiudere un accordo con la maggioranza di governo per votare un presidente indicato da Forza Italia, soprattutto ora che sta arrivando il “congresso” grillino. Sarebbe un’arma devastante in mano a Beppe Grillo e agli oppositori di Conte se quest’ultimo chiudesse un accordo in solitaria con l’attuale attuale maggioranza di governo. Le trattative in ogni caso sono già partite e stavolta è scesa in campo Giorgia Meloni in prima persona.

Le mani di Cia, Fbi e Nsa su Facebook.

I servizi segreti di mezzo mondo hanno messo le mani da un bel pezzo sui principali social. E questo è un problema che non riguarda soltanto Telegram, anche se la guerra in Ucraina ha fatto esplodere la situazione. Pochi sanno che le commistioni tra le grandi aziende tecnologiche e l’intelligence Usa sono tutt’altro che irrilevanti. Amazon ad esempio fornisce servizi cloud alla Cia così come la Cia ha assegnato a Microsoft, insieme ad Amazon Web Services (Aws) un contratto finalizzato alla fornitura di servizi cloud alle 17 agenzie di intelligence statunitensi, inclusa ovviamente la stessa Cia. Ma a quanto ci rivelano fonti di primo piano dell’intelligence internazionale il caso più clamoroso riguarda Facebook: Cia, Fbi e Nsa se ne servono come fosse il “giardino di casa”. Insomma, Mark Zuckerberg ha messo a disposizione la sua creatura ai massimi servizi di intelligence statunitense. Un pericolo in più per il padre-padrone di X Elon Musk che, come spiega il nostro interlocutore, potrà dire addio ai sogni di gloria se a novembre Kamala Harris vincerà la sfida per la Casa Bianca. A perdere non sarà soltanto Trump.

Fincantieri, presidenza soffiata al carabiniere Teo Luzi

Nomine, chi più ne ha più ne metta soprattutto quando di mezzo ci sono i carabinieri. Doveva andare in Fincantieri zona presidenza ma il posto gli è stato “soffiato” all’ultimo momento pur senza volerlo (la volontà è stata quella del Mef e di palazzo Chigi) dall’ex ragioniere di Stato Biagio Mazzotta. Ora per l’ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi (che per l’appunto avrebbe dovuto prendere il posto di Graziano in Fincantieri) potrebbero aprirsi le porte dell’Anas. Da Salvini a Giorgia Meloni passando per Antonio Tajani sono tutti d’accordo (o quasi…) nell’indicare il suo nome. Sperando che stavolta sia la volta buona e che qualche big della maggioranza non si metta a fare i capricci.