Il retroscena
Nomine Ue, Meloni esclusa dai negoziati mentre i leader europei scelgono von der Leyen, Costa e Kallas: Orban protesta
Le scelte sembrano ormai fatte. Niente spazio per sorprese o colpi di coda, con i leader europei – rappresentativi delle grandi famiglie nel Parlamento di Bruxelles – che hanno indicato le figure per i posti apicali nelle istituzioni Ue. Ursula von der Leyen sarà rinnovata alla presidenza della Commissione, Antonio Costa andrà al Consiglio e Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli Affari esteri. Questa è l’idea dei sei negoziatori che hanno dialogato – in maniera più o meno informale – per raggiungere un’intesa sull’asse che lega popolari, socialisti e liberali in Europa. Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche non ci sarebbero altri nomi in ballo. Un tavolo che ha visto partecipi il premier greco Kyriakos Mitsotakis e quello polacco Donald Tusk per il Partito popolare europeo, per i socialisti erano presenti il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mentre per i liberali parlavano il presidente Emmanuel Macron e il premier olandese Mark Rutte, già involato verso la Nato. Assente il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, ovvero quello di Giorgia Meloni. Giovedì i nomi saranno presentati ai 27 capi di Stato e di governo dei paesi membri per averne l’approvazione. E poi il nome per la presidenza della Commissione, in questo caso von der Leyen, sarà votato dal Parlamento europeo. Mentre il presidente del Consiglio e l’Alto rappresentante dovrà essere votato a maggioranza qualificata dal Consiglio.
Nomine Ue, Meloni esclusa dai negoziati
La premier italiana, leader di Ecr, nonostante il buon risultato alle elezioni europee del suo gruppo non è stata coinvolta. Rimarrà fuori dalla maggioranza a sostegno di von der Leyen, sia perché i Conservatori non vogliono apparentarsi con i socialisti, sia – soprattutto – perché i socialisti e i liberali non vogliono governare insieme alla destra conservatrice. Il dubbio di Meloni è uno: appoggiare comunque la candidatura di von der Leyen e votarla in Parlamento, in modo da cercare di ottenere comunque uno spostamento a destra su dossier e questioni rilevanti nella prossima legislatura. È il messaggio su cui ha virato la premier e che adesso – dopo l’esclusione – Fratelli d’Italia vuole far passare. Il ministro Raffaele Fitto – in lizza per un posto in Europa – ha sottolineato come quello delle nomine non sia “l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio europeo, per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’agenda strategica”. Meloni, inoltre, vuole guadagnare un seggio importante nella futura Commissione in cambio dei suoi voti a von der Leyen. Il rischio però è di spaccare il gruppo dei Conservatori, visto che diversi partiti al suo interno vogliono rimanere fuori da questa nuova maggioranza Ursula.
Le trattative parallele tra Meloni e von der Leyen
Proprio von der Leyen dovrebbe negoziare direttamente con Meloni, non tanto per la maggioranza quanto per il portafoglio da riservare all’Italia. Roma da settimane sta chiedendo di avere un peso forte all’interno dell’esecutivo europeo: un commissario importante e una vicepresidenza. Le sue insistenze potrebbero aver pagato, almeno su questo. Secondo l’agenzia spagnola Efe, uno dei sei negoziatori al tavolo ha contattato la presidente del Consiglio italiana per rassicurarla sul fatto che avrà un portafoglio di peso. La presidente della Commissione, quindi, sembra orientata a concedere al governo Meloni quello che chiede, considerando anche un avvicinamento tra le due leader negli ultimi mesi. E d’altronde la tedesca non può far finta del potere che può comunque giocare la premier italiana nei prossimi anni in Europa, forte della posizione acquisita dei Conservatori e del consenso nazionale di cui ancora gode.
La protesta di Orban
Meloni è stata esclusa, ma sembra poter ottenere comunque un contentino da poter rivendicare in patria. Chi è rimasto fuori dai giochi, nonostante l’inizio della presidenza di turno europea della sua Ungheria, è Viktor Orban. Il premier dai suoi profili social con un video apposito ha lanciato il suo messaggio, attaccando principalmente i popolari: L’accordo che il Ppe ha stretto con la sinistra e i liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’UE. Invece dell’inclusione, semina i semi della divisione. Gli alti funzionari dell’UE dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali!”. Un video in cui scorrono le immagini della visita di Orban a Roma, accolta proprio dalla sua amica Meloni. Che poi, amica fino a un certo punto. Perché se è vero che l’asse con l’omologo ungherese è saldo, i Conservatori di Meloni sono spaccati sul possibile ingresso al proprio interno del partito di Orban Fidesz. Il premier di Budapest è pronto a rimanere ai margini dentro il parlamento europeo e sicuramente i membri del suo partito non voteranno a favore di von der Leyen.
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