Non le permettono di uscire dalla zona rossa, neomamma accusa dolori e muore

Aveva partorito prematuramente dopo 8 mesi di gestazione il 28 novembre, poi il primo dicembre è stata regolarmente dimessa ed è rientrata a casa con il suo piccolo. Qualcosa è andato storto e nei giorni seguenti ha cominciato ad avere dolori forti. Il 9 dicembre non ce l’ha fatta più e voleva correre in ospedale ma non poteva: la donna, una 32enne, vive a Napoli nel campo rom di Secondigliano, dove dal 3 dicembre è stata istituita la zona rossa. Nell’attesa che arrivassero i soccorsi la ragazza è morta sotto gli occhi dei suoi familiari e degli addetti alla sorveglianza del campo rom.

La sorella della 32enne ha deciso di sporgere denuncia: troppo tempo è passato da quando i familiari della donna hanno chiesto aiuto fino all’arrivo dell’ambulanza. Il campo rom di Secondigliano è tra i pochi autorizzati dal Comune di Napoli. Con l’istituzione della zona rossa dal 3 al 13 dicembre ai cittadini con residenza, domicilio o dimora presso il menzionato campo rom di Napoli (Circumvallazione esterna) è “fatto obbligo di isolamento domiciliare, con divieto di allontanamento dalle proprie abitazioni, fatte salve esigenze sanitarie o connesse all’acquisizione di generi di prima necessità”, recita l’ordinanza di De Luca.

I dolori alla pancia sono iniziati quando già era stata istituita la zona rossa. Insieme ai familiari aveva riferito dei dolori a chi presidiava il campo e anche a un medico che l’ha visitata. Poi quando la mattina del 9 dicembre la 32enne non ce l’ha fatta più, i suoi familiari hanno provato a chiamare l’ambulanza. Ma questa tardava ad arrivare e hanno deciso di trasportarla in auto verso l’ospedale. Sono stati fermati all’ingresso del campo dalle forze dell’ordine poste a presidio. La donna stava malissimo ed è scesa dall’auto per pregare gli agenti a lasciarla andare all’ospedale. Non è servito a nulla ed è svenuta all’istante.

Poi l’ambulanza è arrivata ma ormai per la neomamma non c’era più nulla da fare. È morta all’Ospedale Cardarelli. I suoi parenti dicono che non hanno avuto adeguato soccorso e hanno deciso di denunciare tutto ai carabinieri.

“Speriamo che i ritardi, la mancanza di ascolto e la non immediata assistenza non sia dovuta al fatto che la ragazza e la sua famiglia siano rom”, ha detto Barbara Pierro, presidente dell’associazione Chi rom e…chi no che da anni opera nel campo a sostegno degli abitanti. “Sarebbe davvero molto triste scoprire che la ragazza non è stata ascoltata e soccorsa solo perché è rom. Confidiamo anche che non si tratti dell’ennesimo caso di malasanità, con l’aggravante della discriminazione. Confidiamo nell’operato degli investigatori e ci auguriamo che presto sia fatta luce su questo drammatico episodio che ha scosso l’intera comunità”.

Nel campo rom di Secondigliano sono stati riscontrati 95 i positivi, su 370 tamponi effettuati. Dati, emersi all’esito dell’indagine epidemiologica avviata dall’Asl Napoli 1 Centro, che hanno portato il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, a firmare una ordinanza (la numero 94), che disposto l’attuazione di una zona rossa. Una percentuale di positivi pari al 25,68% che ha spinto la Asl Napoli 1 Centro a valutare come misure cautelari di prevenzione l’isolamento dei positivi e la quarantena per tutti i residenti nel campo.

Si legge ancora nell’ordinanza: “Il Comune di Napoli, d’intesa con l’Unità di crisi regionale e con il supporto della Protezione civile e del volontariato, assicura ogni forma di assistenza ai cittadini, anche attraverso la somministrazione di derrate alimentari e generi di prima necessità per tutta la durata di efficacia del presente provvedimento; nell’area interessata dal presente provvedimento e ai relativi varchi di ingresso è assicurato, da parte delle competenti forze dell’ordine, dall’Esercito e dalla polizia municipale il necessario presidio, secondo quanto disposto dalla prefettura e dalle altre autorità competenti. La Asl competente, d’intesa, ove necessario, con l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, assicura la prosecuzione delle attività di controllo sanitario a tutta la popolazione interessata dal presente provvedimento, dando comunicazione dei relativi esiti all’Unità di crisi regionale per le conseguenti valutazioni ed eventuali determinazioni di competenza. È compito, inoltre, dell’Asl di competenza assicurare, all’interno del campo, una postazione fissa per attività di ambulatorio di assistenza medica di base in favore dei cittadini. Vigilanza e controllo dell’osservanza del provvedimento sono demandate alle autorità competenti”. Dopo il drammatico episodio bisognerà attendere che le indagini facciano luce sull’episodio per conoscere cosa sia successo il quelle ore in una zona rossa che desta molta preoccupazione.