È arrivata alle 20 di ieri sera, dopo cinque ore di Camera di Consiglio, la sentenza d’Appello bis sul “Mondo di Mezzo” che ha dovuto rideterminare le pene per alcuni imputati: sentenza più severa per Salvatore Buzzi, condannato a dodici anni e dieci mesi, mentre per Massimo Carminati la pena è di dieci anni. Per Buzzi la Corte d’Appello di Roma ha stabilito anche l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni, mentre a Carminati da una parte ha revocato la misura della libertà vigilata, dall’altra ha comminato 4 mila euro e confermato la misura di sicurezza dell’assegnazione a una colonia agricola o casa di lavoro per almeno due anni e tre mesi.

Comunque al momento gli imputati non andranno in carcere. Presente al momento della lettura della sentenza da parte del Presidente Tommaso Picazio anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Lo scorso primo dicembre, come ha ricordato l’Adnkronos, il procuratore generale Pietro Catalani aveva chiesto una condanna a undici anni e un mese per Massimo Carminati e a 12 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione per Salvatore Buzzi. Al primo processo di Appello, l’11 dicembre del 2018, quando era stata ribaltata la sentenza di primo grado con il riconoscimento dell’associazione mafiosa, Carminati venne condannato dai giudici della Terza Corte d’Appello di Roma a 14 anni e mezzo, e Buzzi a 18 anni e 4 mesi. Era stata poi la Corte di Cassazione, il 22 ottobre 2019, a far cadere l’aggravante mafiosa ex articolo 416 bis, quando i giudici della Sesta sezione penale di piazza Cavour avevano “semplicemente” riconosciuto la presenza di due associazioni a delinquere distinte ma non la loro mafiosità. La stessa sentenza stabilì quindi la celebrazione di un processo d’appello bis per il ricalcolo delle pene.

Il processo d’Appello bis per il ricalcolo delle pene per 20 imputati si è aperto lo scorso 8 settembre, a quasi un anno dalla sentenza della Cassazione. In aula si sono ritrovati fianco a fianco Salvatore Buzzi e Massimo Carminati mentre per altri imputati si è scelta la strada del concordato. Tra questi l’ex consigliere Luca Gramazio, l’ex ad di Ama Franco Panzironi, Fabrizio Franco Testa e Riccardo Brugia. Carminati e Buzzi erano stati scarcerati lo scorso anno: la prima scarcerazione, lo scorso 16 giugno, è stata quella di Massimo Carminati. L’ex Nar aveva lasciato il carcere di Oristano, dove era detenuto in regime di 41bis, dopo che l’istanza di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, con il meccanismo della contestazione a catena, presentata dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri era stata accolta dal Tribunale della Libertà.

Carminati uscì così dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione e per lui è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di Sacrofano. Dieci giorni dopo sono tornati liberi Salvatore Buzzi e l’ex consigliere regionale Luca Gramazio, entrambi erano agli arresti domiciliari. Una liberazione dovuta sempre alla decorrenza dei termini di custodia. Nel frattempo sono passati definitivamente allo Stato beni per quasi 30 milioni di euro appartenuti ad alcuni degli imputati, tra cui una novantina di opere d’arte che Massimo Carminati custodiva nella sua villa: disegni di Renato Guttuso, dipinti e diverse opere grafiche di Mimmo Rotella, opere a firma di Giacomo Manzù e Giacomo Balla e una serigrafia di Mirò. Un atto che rappresenta l’epilogo delle indagini patrimoniali svolte, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti degli indagati e dei loro prestanome.