Le parole di Volodymyr Zelensky
“Non scatenate il panico”, l’appello del Presidente dell’Ucraina all’Occidente sulla crisi con la Russia
Niente panico: la minaccia di un’invasione della Russia non è più evidente di quanto non fosse nel 2021. Quindi niente panico, please. Il pericolo più grande che corre l’Ucraina al momento è quello della destabilizzazione interna. L’appello del Presidente Volodymyr Zelensky all’Occidente è arrivato dopo le ultime dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che aveva evocato “la possibilità concreta che i russi invadano l’Ucraina in febbraio” e a pochi giorni da un’altra dichiarazione simile che aveva indisposto Kiev.
L’intervento di Zelensky è arrivato proprio dopo una telefonata con il Presidente degli Stati Uniti. Ieri era arrivato il “niet” del ministro degli Esteri Russo Sergey Lavrov alle risposte scritte inviate da Washington e Bruxelles all’ultimatum di Mosca sull’Ucraina. La richiesta principale era “la chiara inammissibilità di un’ulteriore espansione della Nato a est”, non esaudita. Su argomenti secondari come il controllo degli armamenti, delle esercitazioni e la collocazione dei missili in Europa si è aperto invece un canale.
La risposta, come anticipato dal segretario di Stato Usa Anthony Blinken e il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg, della Nato conferma la posizione secondo la quale l’organizzazione ha “le porte aperte. La Russia non può decidere chi ne debba far parte e chi no”. Il portavoce del Presidente russo Vladimir Putin aveva commentato che stando così le cose “c’è poco spazio per l’ottimismo” e ha aggiunto che restano comunque “possibilità per continuare il dialogo; è nel nostro interesse e in quello degli americani”. Blinken ha dichiarato ieri che se ci sarà l’invasione “il gasdotto Nord Stream 2 non andrà avanti”. Conferma da parte della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock.
Il gasdotto collega direttamente la Russia alla Germania, non ancora in funzione, costato 11 miliardi di dollari, e diventerebbe il primo strumento delle ritorsioni occidentali. Il punto è delicato, trattandosi dell’export di idrocarburi e di interdipendenza tra Europa e Russia: Mosca fornisce il 47% del fabbisogno italiano di gas naturale e il 41% di quello europeo. Il 45% del pil russo viene dall’export di gas naturale. Già dopo l’annessione della Crimea nel 2014 la Russia fu obiettivo di sanzioni. La Casa Bianca sarebbe orientata ad applicare da subito il massimo della pressione possibile. Un nuovo pacchetto di sanzioni, ha fatto sapere Lavrov, equivarrebbe a un’interruzione delle relazioni tra i Paesi.
“Il rischio maggiore per l’Ucraina è la destabilizzazione interna” piuttosto che la minaccia di un’invasione russa, ha precisato quindi Zelensky in una conferenza stampa con i media stranieri. Per il presidente “stabilizzare la nostra economia” è la priorità. “La probabilità dell’attacco esiste, non è scomparsa, e non è stata meno grave nel 2021” ma “non vediamo un’escalation maggiore di quella” dello scorso anno, ha assicurato Zelensky. Se si ascoltano i media internazionali e “anche rispettati capi di Stato” sembra però “che ci sia già una guerra” in tutto il Paese e “che ci siano truppe che avanzano nelle strade. Ma non è così. Questo panico, quanto costa al nostro Paese?”
A partire da novembre scorso Mosca ha spostato sul confine e in Crimea circa 100mila soldati. Gli USA hanno messo in allerta 8.500 soldati per intervenire in Est Europa. In stand by l’idea della Duma di riconoscere la secessione delle enclave separatiste del Donbass. Escluso lo scenario di basi russe in Venezuela e a Cuba. Dal dipartimento di Stato americano è arrivato l’appello alla Cina affinché usi la sua influenza sulla Russia. Stamattina dialogo di circa un’ora tra Putin e il Presidente francese Emmanuel Macron che ha sollecitato la de-escalation rilanciando gli accordi di pace di Minsk del 2015 nel quadro del formato Normandia composto da Francia, Germania, Russia e Ucraina. In un paio di settimane dovrebbe tenersi un nuovo incontro USA-Russia.
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