Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), il fondo complementare e gli altri finanziamenti che arriveranno in questi anni sono e saranno una straordinaria opportunità di rilancio per Napoli e l’Italia intera. Sfortunatamente come ci insegna la storia, e i fondi europei non spesi al sud nell’ultimo ventennio ne sono un esempio, la disponibilità di investimenti da sola non basta se non è seguita da capacità progettuale e di spesa delle pubbliche amministrazioni. Ed è proprio sulla progettualità di qualità che mi vorrei soffermare richiamando quanto auspicato in una mia recente intervista al Il Riformista, ovvero che Napoli possa avere «un sindaco che metta al centro della sua agenda politica le sfide principali per la città: sviluppo sostenibile, economia, sanità, scuola, cultura e welfare», sottolineando come i trasporti fossero parte integrante di tutte queste ambiziose sfide potendone condizionare il successo.

Si, proprio quei trasporti che sono stati negli ultimi decenni una spina nel fianco per la città, con traffico ricorrente, parcheggi inadeguati, trasporto pubblico di bassa qualità, in sostanza un pessimo biglietto da visita per investitori privati, cittadini e turisti, per non parlare delle ricadute ambientali che un modello di mobilità così insostenibile ha prodotto per anni. Poi è arrivato il Covid-19 a ulteriormente aggravare la situazione aumentando, se possibile, ancora di più la quota modale di persone che utilizzano l’auto privata a discapito di un trasporto pubblico visto inizialmente come poco sicuro non potendo garantire un adeguato distanziamento sociale, e relegandolo a coloro che non avevano alternative per spostarsi.

Il risultato è una città con il traffico fuori controllo ed un’azienda di mobilità, l’ANM, che benché abbia messo in questi anni in regola i suoi conti, e questo va riconosciuto alla governance aziendale, a tutt’oggi offre servizi percepiti dai cittadini e turisti di bassa qualità per quantità ed affidabilità, basti pensare all’annosa, a tratti quasi paradossale e persecutoria, vicenda dei nuovi treni della linea 1 che ad oggi ancora non possono circolare, anche se in parte consegnati e fermi nel deposito di Piscinola, privando di ossigenare un servizio metropolitano boccheggiante e palesemente inadeguato.

C’è quindi da lavorare ancora molto sul rinnovamento dell’ANM, sui prossimi bandi di attribuzione dei servizi di TPL e su quale visione di città sostenibile ci si immagina per la Napoli del prossimo futuro. Sarà inoltre importante il percorso che si immagina per raggiungere tabe obiettivo, percorso che, per i trasporti, va definito il prima possibile tramite la redazione ed approvazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), che ricordo è lo strumento programmatico di pianificazione che definisce le scelte strategiche sui trasporti e la città per il prossimo decennio e senza il quale, scadenza prorogata dal MIMS all’estate 2022, si perderanno, ad esempio, i fondi nazionali e comunitari già stanziati per il TPL.

Per capirci è tramite il PUMS che si potranno perseguire obiettivi sfidanti su tematiche come la decarbonizzazione, la mobilità sostenibile, le nuove tecnologie, l’equità e la qualità della vita, oltre ad affrontare tematiche ad oggi ancora irrisolte come l’accessibilità dell’area occidentale di Napoli, oggi gravemente penalizzata in termini di servizi di trasporto pubblico, o il completamento e potenziamento della rete su ferro dell’intera area metropolitana di Napoli. Lo scorso ottobre la città ha eletto il suo nuovo primo cittadino che queste sfide le aveva poste al centro del suo programma politico e c’è quindi di aspettarsi e augurarsi che ne darà immediato corso con azioni concrete, , magari anche tramite un processo decisionale partecipato e condiviso con cittadini e stakeholders.