La sudditanza verso il Pm che scarica tutto quando l'inchiesta diventa flop
Non solo Gratteri: i numeri delle inchieste flop in Calabria, la complicità del Gip e le vere statistiche che ci nascondono

A noi di PQM non interessano le polemiche personali, ma solo ragionare sui fatti nudi e crudi che ci piace raccontare ai nostri lettori. Perciò se quei fatti vengono travisati o addirittura negati, occorre ritornarci su. Avevamo dedicato ben due numeri consecutivi, circa un anno fa, al tema delle indagini giudiziarie in Calabria, e delle loro singolari caratteristiche: numero esorbitante di indagati ed arrestati, percentuale altissima non solo di assoluzioni, ma anche di condanne per imputazioni drasticamente ridimensionate e riqualificate al ribasso.
Nessuno ha potuto smentire una sola riga del nostro racconto di indagini eclatanti, iniziate con operazioni non di rado simili a dei rastrellamenti, accompagnate da impressionanti squilli di tromba mediatici, magnificate come lo squarcio del velo sulle collusioni tra mafia ed istituzioni, ma poi sgretolatesi impietosamente una volta lasciato il porto sicuro ed inespugnabile delle indagini preliminari.
Gratteri e la fake news della fake news
Il Procuratore Nicola Gratteri, protagonista di spicco – seppure certamente non il solo – di molte di quelle indagini, ha in questi giorni ripetutamente negato l’addebito. In Calabria non ci sarebbero indagini-flop, e comunque non le sue; ed il dato – che si commenta da solo – del record calabrese dei risarcimenti per ingiusta detenzione sarebbe una fake news. Perciò abbiamo pensato fosse utile ritornarci su: leggete quello che abbiamo da raccontarvi in proposito, e fatevi una idea sulle fake news, e su chi le racconti. Ma il tema è troppo serio per immiserirlo in anguste polemiche personali, che anzi fanno perdere di vista la gravità e complessità del problema. Si dimentica troppo spesso, infatti, che il Pubblico Ministero è certamente responsabile delle proprie indagini, ma che nulla gli sarebbe consentito senza l’avallo giurisdizionale del Giudice delle Indagini preliminari (“lo dice la parola stessa”, avrebbe esclamato tanti anni fa il grande Maurizio Ferrini).
Naufragato il ruolo del Gip
Tutti coloro che si occupano a vario titolo di cronaca giudiziaria continuano a trascurare che il PM non intercetta, non sequestra, non proroga le indagini, non arresta i propri indagati. Egli può solo chiedere (al GIP, appunto) di essere autorizzato a prorogare le indagini, ad intercettare, a sequestrare, ad arrestare. Il sistema processuale fa (farebbe, per meglio dire) del GIP il vero protagonista delle indagini, il garante del controllo sulla fondatezza e legittimità delle stesse. Ma è del tutto evidente che questo ruolo cruciale del giudice sia del tutto naufragato, nella realtà quotidiana. È una realtà che si vuole pervicacemente nascondere, ad esempio negando a tutti noi la conoscenza di dati statistici che sarebbero illuminanti: quale è in Italia la percentuale di accoglimento, da parte dei GIP, delle richieste dei PM (di proroga delle indagini, di intercettazioni, sequestri, misure cautelari)? Conosciamo quella delle richieste di rinvio a giudizio, perché questa non si può nasconderla: largamente sopra il 90%. E le altre?
La sudditanza verso il Pm che scarica tutto quando l’inchiesta diventa flop
Eccolo il vero naufragio del nostro codice accusatorio e della terzietà del Giudice; eccola –aggiungo – la insuperabile necessità di separare le carriere. Vogliamo seriamente interrogarci, una volta per tutte, sulle ragioni di questa sudditanza del GIP verso il PM, e più che mai verso PM fortemente esposti e supportati a livello mediatico? Perché questa è la realtà, e questo spiega perché – alla fin fine – dare alle indagini il nome ed il volto del PM che le conduce è tecnicamente improprio, ma è null’altro che la desolante fotografia della realtà. E gli stessi PM non si sottraggono affatto a quella identificazione; salvo però, quando l’inchiesta naufraga al vaglio dei vari gradi di giudizio, ricordare l’avallo sistematico dei GIP, e farsene scudo.
Ecco, allora, che un primo grande passo sarebbe avere accesso finalmente a quei dati fino ad oggi inconoscibili, che ci guiderebbero tutti nella comprensione, profonda e seria, di questa resa incondizionata dei GIP e dei GUP ai desideri del Pubblico Ministero. Chiediamo troppo? Mi sa di sì. Buona lettura.
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