La Bibbia secondo Borges e Sanremo hanno un punto di tangenza: il cardinal Ravasi. Dottore della Chiesa e biblista raffinatissimo, scende nello scivoloso terreno degli hashtag di Twitter, senza mai tralasciare le Sacre Scritture, per confrontarsi con i suoi follower (oltre 210mila) sui testi dei brani di Sanremo 2023. Parafrasando Bennato (prima volta al Festivàl in gara con Leo Gassman nella serata dei duetti): Politica e cultura, non son solo canzonette.

Stasera guarderò Sanremo e nei prossimi giorni vorrei condividere con voi, come ogni anno, le canzoni che più mi colpiscono”, così ha scritto sul suo profilo il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura a poche ore dalla prima attesissima serata di martedì 7 svelando la sua passione per il Festival.

Non una semplice richiesta per far schizzare i like alle stelle, ma un confronto con i suoi follower di pareri, suggestioni, notizie sugli artisti che via via sfilano sul palco dell’Ariston: “Mi piacerebbe che voi faceste lo stesso con me – anche per aiutarmi a comprendere le voci più giovani, magari distanti dal mio orizzonte musicale!”.

Il ‘ministro della cultura’ del Vaticano autore di testi impegnativi come “La Bibbia secondo Borges”, “Breve storia dell’anima”, “Bibbia ed ecologia” si è scoperto intellettuale che non disdegna di misurarsi con la contemporaneità come dimostrano le sue frequenti apparizioni nelle trasmissioni televisive.

Mi sembra che i veri protagonisti di Sanremo ieri non siano stati i brani. Ho comunque apprezzato i messaggi (e le provocazioni) di Chiara Ferragni e Benigni con il riferimento alla Costituzione, ma non i gesti quasi vandalici, fossero essi pianificati o no” ha scritto a chiusura della prima serata.

Ieri dopo aver ricordato la nascita del poeta Giuseppe Ungaretti (di cui propone il testo Agonia, commentando “evadiamo dal perimetro della nostra gabbia”), Ravasi pubblica brani di testi sanremesi che sembrano averlo colpito. Ad esempio quello di Will “Ma a volte io mi sento stupido, volevo tutto il pianeta stringerlo in una mano, volevo fare il poeta, ora l’essere umano” o degli Articolo 31 “Non volevamo crescere, ma è successo tutto a un tratto e fai tutte le cose che giuravi non avresti fatto”. Per finire con le liriche di Colapesce e Dimartino “Preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare. Ma che mare, ma che mare, meglio soli su una nave per non sentire il peso delle aspettative”.

Riccardo Annibali

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