Fin dalla nascita del Governo Meloni Carlo Nordio è stato il ministro più bersagliato. Dalla magistratura, democratica o meno che sia, come Paolo Pandolfini ci racconta nell’articolo di oggi.

Da buona parte del Pd e dal Movimento Cinque Stelle, in ossequio alla ormai consolidata regola che li vede braccio armato di alcune correnti. Da una certa stampa giustizialista, che di queste correnti è portavoce.

Soprattutto però, quello che ha dovuto subire Carlo Nordio è stato il fuoco amico, non solo dell’ala giustizialista di Fratelli d’Italia ma anche da quelli che non hanno avuto la pazienza di aspettare. No, non parlo dei giusti rilievi delle Camere Penali, quanto piuttosto di prese di posizione di alcuni politici che gli rimproveravano debolezza e incapacità decisionale.

E invece, da uomo con la schiena dritta quale è, il Ministro sapeva bene che una riforma non si scrive in un giorno. Si ascoltano le parti coinvolte, si studiano i dossier e poi, la si porta in Consiglio dei Ministri. L’atteso giorno è arrivato. Non è la fine di un percorso, ma solo l’inizio. Un ottimo inizio.