I figli seri dell’ambientalismo recidano i propri cordoni ombelicali dall’ideologia ecogiacobina: riconoscano che il futuro della decarbonizzazione in Italia passa anche dall’ecologia nucleare. Se con il c.d. codice dell’ambiente di cui al D.Lgs. n. 156 del 2006 la vulgata politica volle far monopolizzare il terreno dell’ecosostenibilità energetica alle sole fonti rinnovabili, realisticamente insufficienti a soddisfare i fabbisogni, il successivo populismo grillino ha idolatrato la confusione tra scienza e retorica. Siamo così giunti alla vigilia italiana del 2025 senza il nucleare, e quindi con meno opportunità socioeconomiche, lavorative ed energetiche.

La speranza sull’azione del governo Meloni in materia riposa inquieta sull’approccio pragmatico che finalmente s’intravede, con timidi progetti che aprono la via a tutto lo spettro energetico, senza relegare l’obiettivo nazionale della decarbonizzazione nonché della diminuzione delle emissioni di CO2 alle sole fonti eoliche, solari e idroelettriche. Ma i tempi esigono più energia (anzitutto) politica, per sancire un convinto, cosciente, utile sì al nucleare in Italia. Diciamolo con ancora più ampi orizzonti: sì alla gestione del nucleare da parte di una Unione Europea più forte e libertaria, per poi nel sogno che verrà (se verrà) degli Stati Uniti d’Europa attribuire alle competenze federali tale paradigmatica materia. Ne va della nostra efficienza – ma anche della nostra sicurezza – energetica. Ne va della nostra indipendenza geostrategica.

La via italiana

Intanto i piccoli reattori modulari o SMR avranno un “ruolo chiave nel mix energetico dell’Europa”: ad affermarlo è la stessa UE. Se la Germania esce dal nucleare dopo averlo utilizzato a lungo e senza paura, quella è la storia tedesca. La via italiana all’ecologia responsabile, amica dell’industrializzazione cyber-tech, oggi passa proprio dall’iniziare ad impiegare il nucleare di ultima generazione. Il nucleare, tra l’altro, è più pulito rispetto ad altre fonti d’approvvigionamento energetico. Le generiche politiche energetiche dell’Europa sono timide al riguardo, e le politiche dell’Italia sono sempre state autolesioniste con bollette più salate e dipendenze extraeuropee più accentuate. Eppure, non dovremmo lasciare alla illiberale Russia il primato in SMR con la sua nave-reattore sui mari siberiani. Né dovremmo assistere inerti ai successi sperimentali della non democratica Cina, che impiega SMR dal 2023 attraendo scienziati europei e americani mentre noi restiamo, bloccati o astratti, a guardare.

Tutto è interconnesso. Lo sviluppo efficiente nonché libero dei settori economici, lavorativi, energetici, ecologici, securitari e geopolitici passa dal concepire il nucleare non più come un futuribile ma irrealizzabile arrembaggio di pochi, bensì come un’urgente battaglia democratica e liberalpopolare di chi, amando l’ambiente, desidera più industria. Una forza politica liberaldemocratica che si rispetti deve farsi carico di portare nei movimenti ambientali, in quelli dei lavoratori, nei sindacati industriali e immobiliaristi, nella pubblica amministrazione, ovunque, la ragionevolezza di una ecologia nucleare.

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Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989, è giornalista e giurista, saggista e poeta. È avvocato, dottore di ricerca in "Discipline giuridiche storico-filosofiche internazionali, sovranazionali e comparate", specializzato nelle professioni legali-forensi, più volte cultore della materia. Attualmente è specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri a tempo indeterminato. In passato ha lavorato nell’Avvocatura Generale dello Stato, nel Comune di Firenze, in università, scuole, archivi e studi professionali. È autore di monografie giuridiche, di saggi e articoli di politica, società, costume, ma anche di liriche e romanzistica. Scrive su varie testate. Lavorista, liberale e demolibertario, sin da giovanissimo è attivo per la tutela evolutiva dei diritti e delle libertà.