Vladimir Putin vuole vincere la guerra in Ucraina a ogni costo. Per il presidente russo si tratta di un conflitto esistenziale. E sa che il tempo a disposizione non è infinito. Ne è convinto anche il capo dell’intelligence ucraina, Kyrilo Budanov, che due giorni fa ha detto che per Mosca è essenziale chiudere la partita nel 2025, evitando di prolungare la guerra oltre il 2026. Troppi i rischi di stagnazione dell’economia. Troppi i pericoli legati alla tenuta sociale, con la popolazione preoccupata dagli effetti delle sanzioni e da una vita completamente stravolta.

Putin rilancia: 180mila soldati entro dicembre

E il timore riguarda anche la possibilità di essere arruolati, che specialmente tra le minoranze è un tema molto sentito. Il problema non è secondario, visto che l’Armata impegnata in Ucraina e ora anche nel Kursk ha bisogno di forze fresche, in grado di colmare il vuoto lasciato dai caduti ma anche da un fronte che ha bisogno di personale per controllare i territori occupati o ripristinare il controllo su quelli da riconquistare. E un segnale di questa necessità è arrivato ieri proprio dal Cremlino, con Putin che ha firmato un decreto per aumentare di altre 180mila unità entro dicembre del 2024. Un aumento di forze che è giustificato, secondo gli esperti, soprattutto per rimediare al disastro avvenuto nel Kursk, dove le truppe di Kiev continuano la loro operazione militare nonostante i primi indizi di riconquista da parte delle forze moscovite. Ieri, la Difesa russa ha annunciato di avere liberato altri due villaggi, Uspenovka e Borki, vicino allo snodo del gas di Sudzha.

La battaglia per riprendersi Kursk

Ma per molti esperti e funzionari, la situazione appare ancora complicata. E anche se le forze ucraine rischiano di rimanere intrappolate nella manovra russa, è altrettanto possibile che l’esercito di Putin non riesca a ottenere il pieno controllo del territorio invaso entro la prima settima di ottobre. Come invece era stato richiesto proprio dal Cremlino. Ieri, le autorità russe hanno ordinato l’evacuazione dei cittadini da altri insediamenti nei pressi del confine ucraino, in particolare nei distretti di Rilsky e Khomutovsky.Cari concittadini, vi chiedo di mostrare comprensione per la situazione attuale e di seguire tutte le raccomandazioni delle autorità e degli organi di sicurezza”, ha scritto su Telegram il governatore Aleksei Smirnov. E in questo momento, entrambi gli schieramenti vogliono mostrare i propri successi. Mosca ribadisce di avere ripreso decine di villaggi che per settimane sono stati occupati da Kiev. Le unità ucraine testimoniano invece altre avanzate nella regione. L’ultima, nel fine settimana, è stata la Khorne, della 116esima brigata meccanizzata, di cui sono apparsi video in cui mostra di avere sfondato le retrovie russe con l’intento di spezzare la controffensiva.

Nel Donbass Putin vicino all’obiettivo

Una situazione non solo mutevole, ma estremamente tesa, nonostante i canali di comunicazione restino aperti almeno per lo scambio dei prigionieri (l’ultimo, avvenuto sabato, sempre con la mediazione degli Emirati Arabi Uniti, ha visto la liberazione di 103 prigionieri di guerra russi e altrettanti ucraini). Ma a fronte del grosso problema che sta vivendo uno degli oblast di confine, Putin sembra non avere alcuna intenzione di distogliere le truppe dal Donbass per aumentare la spinta della controffensiva. E tutto sembra far credere che le forze armate della Federazione si stiano avvicinando sempre di più al principale obiettivo di questa fase del conflitto, Pokrovsk, snodo logistico fondamentale per spostare le truppe ucraine da una parte all’altra della prima linea ma anche per fare arrivare i rifornimenti. Mosca vuole a ogni costo quella città, ma nel frattempo, persegue anche l’obiettivo di terrorizzare la popolazione e di mettere a tappeto il Paese invaso.

L’ultimo bombardamento su Kharkiv ha provocato 42 feriti. E mentre il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha smentito le affermazioni dell’intelligence statunitense sull’invio di nuovi missili alle forze russe, il premier britannico Keir Starmer, a Roma, ha ribadito il suo impegno a sostenere militarmente Kiev. Incontrando Giorgia Meloni, il leader laburista ha detto che quello che si combatte in Ucraina è un conflitto “per i valori della democrazia” che interessa tutti gli alleati. “Questa è la ragione per cui abbiamo fornito loro armi, addestramento e denaro” ha sentenziato Starmer. E ora bisogna capire fin dove la pressione di Londra può far cedere Joe Biden nel dare il via libero a Kiev per usare i missili occidentali in territorio russo.