I cambiamenti in arrivo
Nuove fasce per le regioni, chi può cambiare colore: Veneto e Puglia sperano, ipotesi ‘bianca’ in Trentino

C’è chi spera nel report dell’Istituto Superiore di Sanità e sulla conseguente valutazione del Comitato tecnico scientifico e della Cabina di regia, e chi invece si affida ai giudici amministrativi del Tar. Le Regioni attendendo con ansia e speranza le scelte che verranno prese nelle prossime ore dal ministro della Salute Roberto Speranza per le nuove fasce e i colori da attribuire alla luce dell’andamento dell’epidemia di Coronavirus.
Chi da rosso spera di passare ad arancione è la Lombardia: la Regione guidata da Attilio Fontana ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la scelta del governo di inserirla in zona rossa, quella con le maggiori restrizioni. La decisione dei giudici, che doveva arrivare giovedì, è slittata però a lunedì 25 gennaio, quando mancherà ormai meno di una settimana alla scadenza naturale del decreto dell’esecutivo, prevista per il weekend del 30 gennaio.
Chi invece spera nei dati del report per passare in zona gialla sono invece Puglia e Veneto, che dopo un boom di contagi nelle scorse settimane hanno visto i loro numeri ‘normalizzarsi’. Il presidente veneto Luca Zaia già ieri aveva spiegato che “il nostro indice Rt è ora a 0,82, nel Nord-Est l’ondata è passata”. Quanto alla Puglia, l’indice Rt ‘balla’ intorno all’1, quindi le possibilità di passare da arancione a gialla non sono altissime, ma Michele Emiliano si dice fiducioso.
Al contrario in Sicilia c’è chi di ‘retrocedere’ in una zona meno restrittiva non ne vuol sapere. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha già chiarito infatti di essere disposto a firmare una ordinanza per imporre “un lockdown come nella scorsa primavera” nonostante il report dell’ISS potrebbe relegare la regione da zona rossa ad arancione.
Il report odierno potrebbe anche creare la prima zona bianca in Italia. Si tratterebbe della Provincia autonoma di Trento, che potrebbe rientrare nei restrittivi parametri imposti dall’ultimo Dpcm per tale fascia, ovvero “un livello di rischio basso, ove nel relativo territorio si manifesti una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti”.
Resta comunque molto difficile una scelta ‘permissiva’ da parte del ministro Speranza: è infatti difficile che le regioni, dopo una sola settimana, possano passare in una fascia inferiore. Al contrario, se venisse registrata un aumento dei contagi e dei decessi in un territorio, dal Ministero non si attenderanno due settimane per firmare misure contenitive più restrittive.
Le Regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta dovrebbero rimanere in zona arancione (anche se la Liguria, secondo il presidente della Regione Toti, avrebbe dati che la posizionerebbero in zona gialla), dopo esserci entrate la scorsa settimana. Potrebbero rimanere in gialla invece Basilicata, Campania, Molise, Toscana e Sardegna.
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