Era stata la prima zona rossa d’Italia. Quelle immagini di una città chiusa, i militari al confine, le persone obbligate a restare in casa avevano impressionato l’intero Paese, ancora certo che quelle sarebbero rimaste scene da guardare in tv e non momenti di vita vissuta. Eppure Codogno, Comune di 15mila anime nel lodigiano, fino a qualche settimana fa sconosciuto ai più, è stato l’esempio da seguire: chiuderlo aveva impedito ai contagi di crescere. Un trend che, nelle ultime settimane, è stato costantemente in calo, fino a quando, con l’abolizione delle zone rosse, si è tornati a salire. Il timore del sindaco e degli abitanti del paese, come riporta il Corriere della Sera, è che i sacrifici fin qui fatti vengano vanificati: “Abbiamo sei positivi in più – spiega Francesco Passerini, sindaco della cittadina lodigiana e presidente della Provincia -. Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Un segnale che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato”. Secondo il primo cittadino, il punto di svolta, in negativo, è stata la decisione di Chigi di abolire le zone rosse speciali in Lombardia e di estendere la zona rossa a tutto il Paese, con un allentamento, però, delle misure restrittive che erano state fin lì adottate scrupolosamente dagli abitanti di Codogno.”Ci aveva sorpreso vedere che nel decreto del governo dello scorso 8 marzo la zona rossa veniva abolita – prosegue Passerini -. Che senso ha chiudere tutto se poi, appena arrivano i primi risultati positivi, si dà la possibilità di riaprire negozi e di spostarsi per lavoro praticamente ovunque?”.

Il trend nel lodigiano, però, non preoccupa solo gli abitanti della zona. I dati, qui, si incrociano con quelli di tutta la Lombardia che ieri ha visto risalire la curva dei contagiati. “Sono preoccupato”, ha commentato il presidente della Regione Attilio Fontana. L’ipotesi in campo per spiegare i numeri potrebbe essere nei tamponi accumulati nei giorni scorsi che adesso hanno fatto esplodere il numero di contagiati. Ma non è detto che sia così. Ciò che è certo è che le misure di restrizione della libertà personale non potranno essere allentate fino a quando non si registrerà un calo costante dei contagi.

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