Più vaccini e ristori, ma la richiesta più forte è quella di “misure di base omogenee con eventuali restrizioni dove più alta è la circolazione del virus”. È questa la bozza presentata dalle Regioni al governo nella videoconferenza fissata col neo ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini per discutere delle prossime mosse dell’esecutivo Draghi alla vigilia del Consiglio dei ministri previsto lunedì mattina.

Domani il presidente del Consiglio porterà in Cdm la decisione di firmare un decreto legge che prorogherà il divieto di spostamenti tra regioni anche gialle fino al 25 marzo (30 giorni oltre l’attuale data di scadenza fissata al 25 febbraio), come anticipato il ministro Gelmini ai governatori.

Una scelta di fatto obbligata perché la presenza delle varianti del virus nel Paese fa paura, l’indice Rt nazionale sfiora l’1, superandolo in diverse regioni, e l’indicazione di tenere chiusi i confini regionali è arrivata a gran voce anche dal ministro della Salute Roberto Speranza. 

 I limiti, nel nuovo decreto legge Covid,  secondo l’Ansa dovrebbero riguardare anche la possibilità di fare visita ad amici e parenti e cioè la regola che, per ora valida fino al 5 marzo, consente di spostarsi verso un’altra abitazione privata massimo in due persone, con i figli minori di 14 anni.

Le Regioni e le Province autonome chiedono però al Governo a che dati oggettivi e criteri semplici sulla divisione in zone, che evitino il più possibile cambi continui di colori e restrizioni. Un “cambio di passo” nelle valutazioni, secondo la Conferenza delle regioni guidata dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, viene ritenuto “indispensabile” per “procedere ad una revisione dei parametri e alla contestuale revisione del sistema delle zone, nel senso della semplificazione, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture, in senso anche più stringente laddove necessario”.

Regioni che sono arrivata anche ad un punto di accordo interno sulla divisone in fasce e sulle restrizioni. I governatori chiedono infatti misure nazionali di base omogenee “come avviene nel resto del mondo, che superino l’attuale zonizzazione, salvo prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali laddove i parametri rilevino significativi scostamenti”.

Quanto al capitolo ristori, le Regioni hanno chiesto l’ampliamento della cabina di regia ai Ministri dello Sviluppo economico e dell’Economia perché “lo stesso provvedimento che introduce restrizioni per il Paese e poi restrizioni particolari per singoli territori, deve anche attivare gli indennizzi e salvaguardare le responsabilità, garantendo la contestualità a prescindere da chi adotta il provvedimento”. Gli enti locali anche in questo caso chiedono una netta virata rispetto alla gestione Conte e di “condividere maggiormente i provvedimenti e garantire sempre i risarcimenti sia nel caso di provvedimenti restrittivi di livello nazionale che regionale”.

Sui vaccini, che Regioni province autonome ritengono “priorità assoluta“, arriva invece un accusa alla gestione tenuta fino ad oggi, con il meccanismo utilizzato (gestito dal commissario Domenico Arcuri, ndr) che è andato “troppo rilento, e questo non per disguidi organizzativi, strutture o, in questa fase, per indisponibilità della popolazione: il problema adesso risiede nell’approvvigionamento delle dosi, che dipende dal Governo“.

“Domani, al Consiglio dei ministri, porterò il documento inviatomi dalle Regioni all’attenzione del governo”, ha detto la ministra, secondo quanto riferito da AdnKronos. Per il neo ministro “non servono divisioni, servono soluzioni“, e sarebbe “sbagliato immaginare che l’ampia maggioranza che questo esecutivo ha conseguito in Parlamento, l’imprinting che lo ha generato, la volontà di cementare l’azione delle forze politiche per contrastare un nemico tanto insidioso, non si rispecchiasse anche in tutti i livelli istituzionali dello Stato”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia