Siamo al giorno decisivo nella trattiva per limare gli ultimi dettagli del nuovo Dpcm che il premier Giuseppe Conte dovrebbe firmare tra questa sera e domani, martedì 3 novembre. Il presidente del Consiglio, che alle 12 riferirà alla Camera (alle 17 in Senato con il voto annesso sulle comunicazioni del premier), dopo la riunione con i capidelegazione di maggioranza terminata nella serata di domenica ha ribadito di voler introdurre la misura del coprifuoco nazionale su tutto il territorio nazionale, ma vi sono ancora dubbi e scontri sull’orario. Resistenza infatti sono arrivate sulla prima ipotesi di fermare tutto alle 18, più probabile che si slitti alle 21.
In questo senso vanno lette le dichiarazioni del Sottosegretario al ministero del Lavoro, Francesca Puglisi, in un’intervista a SkyTg24 nella quale ha sottolineato che “il nuovo Dpcm prevederà un coprifuoco alle 21 su tutto il territorio nazionale”. Dopo questo orario infatti chi uscirà della propria abitazione potrà farlo solo per “comprovate esigenze”, ovvero lavoro, salute o urgenza, con gli spostamenti che dovranno essere giustificati con un modulo di autocertificazione.
LO SCONTRO CON LE REGIONI – Ma l’impasse è tutto con le Regioni che, tranne qualche eccezione (Veneto e Liguria soprattutto), chiedono restrizioni uniformi per tutto il territorio nazionale. L’esatto contrario di quello che il governo, o almeno il presidente del Consiglio, aveva in mente con chiusure mirate in alcuni territori sulla base delle indicazioni del Cts e dell’Isitituto Superiore di Sanità.
SPOSTAMENTI TRA REGIONI E ANZIANI – Chiusura dei confini tra le Regioni per provare a rallentare la corsa del virus (se non per comprovate esigenze: motivi di lavoro, salute o emergenze, da provare con una autocertificazione); chiusura dei centri commerciali durante il fine settimana; richiesta alle Regioni con gli indici di contagio più elevati di indicare una serie di “zone rosse” locali e di attività da limitare; stop ai corner giochi nei bar e nelle tabaccherie per evitare assembramenti.
Non sembra essere stata presa in considerazione la proposta di limitare gli spostamenti degli over 70, avanzata da Lombardia, Piemonte e Liguria, nel corso del vertice con i ministri Boccia e Speranza.
SCUOLA – Secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, l’ipotesi di Dpcm a cui sta lavorando il governo prevede, per le regioni a rischio, lezioni in presenza per elementari e studenti di prima media, con prescrizione di indossare la mascherina sempre. Invece, per seconda e terza media, oltre alle superiori, didattica a distanza.
“Nell’ultimo Dpcm c’è una norma che consente ai presidenti di Regione di prevedere misure più stringenti, due presidenti hanno fatto la scelta di chiudere le scuole e questo si può discutere, se è recessiva o meno, credo siano state assunte per il bene dei cittadini. Anche in queste ore stiamo ragionando sulla scuola, perché nessuno vuole chiuderla”. Lo dice il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a ‘Che tempo che fa’.
SMART WORKING – L’ipotesi di Dpcm a cui sta lavorando il governo prevede, per le regioni a rischio, è di applicare per intero lo smart working nella Pubblica amministrazione, salvo per i servizi pubblici essenziali.
MUSEI CHIUSI – Dopo teatri e cinema, arriva anche lo stop ai musei con il nuovo decreto. Secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, l’ipotesi di Dpcm a cui sta lavorando il governo prevede, per le regioni a rischio, la chiusura anche dei musei.