Tragedia dopo tragedia, continua l’emergenza nazionale nelle carceri italiane. A Terni, un detenuto si è tolto la vita nelle scorse ore. È il 18esimo caso da inizio anno, in neanche un mese e mezzo, la media è di un suicidio ogni due giorni. L’annuncio lo ha dato Donato Capece, il segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. L’ultimo caso era avvenuto a Latina, solamente ieri. Se si conta anche quello di un agente della polizia penitenziaria, i suicidi in carcere salgono a 19.

Il suicidio del detenuto a Terni

“Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea” ha affermato Capece. Il segretario nazionale per l’Umbria del Sappe, Fabrizio Bonino, ha spiegato alcuni dettagli in merito al detenuto: “Ristretto per tentata rapina poi ai domiciliari e di nuovo in carcere per violenze in famiglia, si tratta di un albanese di 46 anni. Nella propria cella l’uomo è stato trovato impiccato e sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e della polizia penitenziaria. Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo”. “Il problema è preventivo, non successivo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri campane”, ha aggiunto il sindacalista Bonino.

“Delmastro vada nel carcere di Terni”

“Chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, penso in primis ai sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale, dovrebbe andare in carcere a Terni a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari” ha detto Bonino. “L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente ‘stressogeno’ per il personale di polizia e per gli altri detenuti. È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri e crescono di numero gli stranieri ristretti in carceri italiani che si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. Se si aggiunge la gravissima carenza di poliziotti penitenziari ci domandiamo come si possa lavorare così!” ha concluso il segretario generale.

Redazione

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