Negli ultimi giorni non si fa che parlare di Europa ed Unione Europea. Le minacce di dazi e di ritiro della copertura militare da parte di Trump hanno smosso le acque. Si sono susseguiti meeting tra i leader politici, dibattiti, manifestazioni e persino Benigni negli ultimi giorni, nel suo spettacolo “Il sogno”, ci ha accompagnato per mano, in modo mirabile, con entusiasmo e come solo il grande artista sa fare, attraverso la storia dell’Unione Europea a partire dal Manifesto di Ventotene.

Proprio quest’ultimo, poche ore prima, era stato citato dalla Meloni alla Camera. Il Presidente del Consiglio, con la sua astuzia comunicativa, ha lanciato la solita provocazione (stile imparato da Berlusconi prima che da Trump?) per distogliere l’attenzione da temi decisivi e creare confusione: da che parte sta l’Italia nello scacchiere internazionale? Con gli Stati Uniti o con l’Ue? La sua posizione, francamente, non è chiara e trasmette grande incertezza. Dal canto loro, le opposizioni, pur essendosi radunate in piazza, hanno linee diverse su come proseguire la loro battaglia per l’Europa. Sia ben chiaro: essersi riuniti in piazza, aver utilizzato finalmente il proprio corpo per manifestare una adesione a quel progetto iniziato nel secolo scorso, è stata cosa meritoria. Quelle 50.000 persone che il 15 marzo hanno manifestato a Piazza del Popolo a Roma, seppur smarrite, hanno dato un segnale alla politica e, soprattutto, alle opposizioni: muovetevi! Michele Serra dal palco ha lanciato il grido Garibaldino “o Europa o morte”.

Io direi piuttosto “o Europa o Marte”! Ricordiamoci che Europa è un satellite di Giove, non di Marte (dio della guerra tra l’altro). È tempo di decidersi, dunque, e capire se si vuole fare la storia o rimanere un satellite addirittura del Marte di Elon Trump! Se da un lato oltreoceano sembra di assistere a una pièce teatrale tragicomica, a prescindere dal finale della trama, da questa parte dell’Atlantico si deve agire. Credo che le criticità sollevate da Benigni nel suo spettacolo su Rai 1 possano essere un buon punto di partenza per unire i politici nostrani, sia della maggioranza, sia delle opposizioni: superare l’unanimità al Consiglio Europeo, dare potere al Parlamento UE (realizzare pian piano la tanto agognata unione politica) e sviluppare una Difesa Comune.

Sono temi di cui si parla da anni, ma è tempo di realizzarli, compiere l’ultimo miglio per non rimanere ai margini della storia e annunciare al mondo, uso le parole di Benigni, che siamo tutti fratelli! Questa è la vocazione di una UE che, da fredda e all’apparenza solo burocratica, può diventare una passione rivoluzionaria e planetaria comune in cui tenere insieme libero mercato, welfare, diritti e democrazia. A meno che non siamo un continente rockstar che può vivere tra palco e realtà come nella famosa canzone di Ligabue (cosa che sinceramente auspico per l’Unione Europea), siamo davvero sicuri di voler continuare a galleggiare “tra palco e realtà”? Il rischio, infatti, è rimanere spettatori di uno show dal finale molto incerto e nel quale è bene piuttosto essere realisti. Serve appassionarsi a un sogno che può davvero cambiare il mondo.

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Docente universitario, romano, classe 1984. È laureato in Giurisprudenza ed è dottore di ricerca in filosofia del diritto, politica e morale. Ha lavorato per l’UE e per lo European Patent Office. Attualmente svolge attività di consulenza come Policy Officer per le policies europee. Appassionato di filosofia, cerca, nei suoi scritti, di ridare un respiro esistenziale alla quotidianità e alle sfide politiche