Obbligazioni in dollari, Pechino sfida Washington: il sistema parallelo che complica il finanziamento del deficit americano

La recente emissione da parte della Cina di obbligazioni sovrane denominate in dollari in Arabia Saudita sta generando grande attenzione, specialmente in Cina, e potrebbe avere implicazioni geopolitiche di rilievo. La Cina ha emesso 2 miliardi di dollari di debito sovrano in USD, con una domanda straordinariamente alta: le obbligazioni sono state sottoscritte in eccesso di quasi 20 volte (40 miliardi di dollari di richieste). Inoltre, i tassi di interesse applicati erano vicini a quelli dei Treasury USA, un risultato senza precedenti per un paese diverso dagli Stati Uniti.

La scelta di Riyadh come luogo per questa emissione è significativa. Storicamente, l’Arabia Saudita è stata un pilastro del sistema “petrodollaro”, investendo le proprie riserve in dollari nei titoli del Tesoro USA. La Cina, proponendo un’alternativa con rendimenti competitivi, si presenta come un nuovo gestore della liquidità in dollari, offrendo ai sauditi e ad altri paesi una via per diversificare gli investimenti. Questo segnale potrebbe minare l’egemonia finanziaria americana, creando un sistema parallelo del dollaro in cui la Cina controlla una parte del flusso globale di questa valuta.

Strategicamente, l’emissione potrebbe preludere a mosse più ampie. Se la Cina aumentasse il volume delle obbligazioni denominate in dollari, ciò ridurrebbe la domanda globale di Treasury USA, complicando il finanziamento del deficit americano. Inoltre, la Cina potrebbe usare i dollari raccolti per aiutare i paesi della Belt & Road Initiative a saldare debiti in USD, chiedendo in cambio rimborsi in yuan o risorse strategiche. Questa strategia rafforzerebbe l’integrazione economica dei paesi partner con la Cina, riducendo la loro dipendenza dagli Stati Uniti.

Le implicazioni per gli USA sono profonde. Ogni dollaro che va in obbligazioni cinesi anziché in Treasury è un dollaro in meno per finanziare il governo americano. Tentare di bloccare questa dinamica con sanzioni o restrizioni finanziarie potrebbe invece accelerare la diversificazione globale dal dollaro. Allo stesso modo, aumentare i tassi di interesse sui Treasury per renderli più competitivi rischierebbe di aggravare i deficit statunitensi e innescare una recessione.

In definitiva, questa mossa rappresenta un messaggio strategico alla futura amministrazione americana, dimostrando che la Cina è pronta a sfidare il dominio del dollaro con una certa ‘eleganza’. Sebbene il piano sia ancora nelle fasi iniziali, costringe gli Stati Uniti a considerare l’emergere di un te mobile rivale nel mercato globale del dollaro.