Nata dall’idea di un ragazzo olandese di soli 19 anni, Boyan Slat, la Ocean CleanUp dopo sette anni è pronta a funzionare. La fondazione è stata creata senza scopo di lucro, con la sola intenzione di ripulire l’oceano dalla plastica. E’ già da molti anni che l’emergenza ambientale sta allarmando il pianeta. Per questo, nel 2012, Slat fonda questa organizzazione per cercare di contrastare il fenomeno dei rifiuti plastici nel mare. Lo strumento utilizzato per riuscire in questa impresa è un galleggiante pronto a raccogliere l’immensa distesa di plastiche abbandonate nelle acque del mondo. Dopo vari test cominciati lo scorso anno, da poco l’associazione ha dato l’annuncio che la nave non soltanto è partita, ma sta riuscendo nel suo obiettivo.

Il sistema di Ocean CleanUp –  La macchina di Ocean CleanUp non è altro che una grande barriera galleggiante composta da un grosso tubo di gomma ancorato fino a 600 metri di profondità. Aprendosi, il tubo crea un’insenatura artificiale che permette di trattenere i rifiuti facilitandone così la raccolta. Il macchinario System 001/B, definito anche con il nome di Wilson, è un sistema autonomo che adopera le forze naturali dell’oceano, quindi il moto ondoso, le correnti e il vento, per catturare e concentrare la plastica. Inoltre, è il primo prototipo capace di riuscire a ripulire le acque senza creare problemi alla popolazione marina.

Lo scorso settembre l’esperimento è passato dalla teoria alla pratica: la prima nave è salpata nelle acque del Pacifico con l’intento di smistare buona parte della plastica riversata. Lo scopo finale è quello di riuscire a ripulire in cinque anni la grande distesa acquosa da almeno la metà dei rifiuti abbandonati. Si parla di milioni di tonnellate di plastica, divise tra macro e microplastiche. Il galleggiante, infatti, è riuscito a catturare non soltanto la plastica palesemente visibile, tra cui anche uno pneumatico, ma anche le plastiche da 1 millimetro difficilmente recuperabili in altro modo. Segno che la macchina funziona e sta ottenendo anche dei risultati che potrebbero portare ad un’evoluzione nell’ecosistema. La sperimentazione è stata effettuata nella Great Pacific Garbage Patch, ovvero nell’isola di plastica tra le più grandi del mondo situata nell’Oceano Pacifico. Questa zona dagli anni ’80 si è allargata in maniera così impressionante da raggiungere delle dimensioni che variano tra i 700mila e i 10 milioni di chilometri quadrati.

Il riciclo – La meta da raggiungere è quella di portare la plastica raccolta sulla terraferma e riuscire a riciclarla. Il progetto, infatti, prevede di ridimensionare il sistema e renderlo più stabile attraverso la creazione di un secondo prototipo del macchinario che possa trattenere i detriti per lunghi periodi. L’ideatore della fondazione è molto fiducioso per questo ambizioso traguardo, con la speranza che lo sviluppo del programma possa aiutare a contrastare l’inquinamento marino.