Per Alessandro Alfieri, senatore del Partito democratico, non è realizzabile un soggetto politico pro-Draghi. Ma il responsabile Riforme e Pnrr dei dem sostiene la necessità di convergere sui temi per non sprecare un’opportunità storica.

Cosa pensa del report presentato da Mario Draghi?
«È stata una sorta di ultima chiamata per l’Europa. Anche forzando un po’ con delle coperture molto alte rispetto al progetto messo in campo, ha spiegato che o l’Ue si muove insieme o le grandi sfide non le vinceremo. A quel punto saremo destinati al declino. È una sliding door verso il declino o verso il futuro da protagonisti».

«Serve il doppio del Piano Marshall». Chi mette i soldi? L’Ue, le manovre nazionali, in parte anche i privati?
«Tutti insieme. Uno dei passaggi fondamentali è quello sul debito comune, ma allo stesso tempo bisogna fare i conti con il consenso in tutti i paesi europei: affinché diventi una grande occasione vanno fatti i compiti a casa, vanno costruire delle traiettorie di rientro credibili a livello nazionale. Per arrivare all’ammontare del doppio del Piano Marshall bisogna non solo mettere insieme risorse nazionali e risorse europee, ma anche costruire meccanismi semplificati dal punto di vista burocratico che permettano al risparmio privato di accompagnare gli investimenti pubblici. C’è una roadmap molto stimolante, ma ci sono due criticità: da una parte non sarà facile rafforzare il consenso nei paesi sovranisti e frugali, dall’altra non si può più agire all’unanimità. Perciò serve il coraggio di dirci in faccia che l’Europa dei 27 ha raggiunto il massimo dell’integrazione possibile e che, su alcuni grandi temi, bisognerà andare avanti con chi ci sta».

Esisterà mai un «partito di Draghi» in Italia, un soggetto unitario di chi si rivede nella policy europeista liberale draghiana?
«No, però molte di quelle ricette devono essere adottate da partiti che hanno sostenuto il suo governo. Sono temi che non possono essere declinati come di destra o di sinistra: sono necessari per affermarsi come soggetto che prova a parlare con una voce unica in Europa. E l’unica strada per poterlo fare è quella di seguire molte delle indicazioni di Draghi. Non vedo un’alleanza ma una convergenza sui singoli punti».