La democrazia è fatta anche di normalità, di feste e di cerimonie in cui prende le forme variopinte dello sport, dell’arte o del commercio. Il messaggio degli attentati di Parigi è questo: è proprio nella vita quotidiana che nulla per voi sarà più come prima. I vostri simboli sono i nostri bersagli. Più che “la guerra mondiale a pezzi”, è la strategia di colpire quello che sembra essere il punto debole del momento, che oggi è la Francia senza bussola politica. Un attacco compiuto proprio mentre l’Unione ha appena eletto i suoi vertici e in America torna una concreta possibilità di riscossa.

I sabotaggi e l’allarme di Israele contro l’Iran

Ancora una volta, spicca la drammatica sfasatura dei tempi: la democrazia si compone di riti e procedure, mentre il terrore vive di vampate che mirano a rovesciare il mondo in un istante. Non sappiamo ancora se i sabotaggi provengano da Stati nemici, da estremisti interni o da una fusione di queste due componenti. Parigi, comunque, prova a resistere. Annulla la conferenza stampa ma conferma l’inaugurazione dei Giochi con la sua scintillante coreografia. Show must go on, nonostante il blocco dei trasporti e le enormi difficoltà a raggiungere la Capitale per tanti dei 320mila spettatori attesi, e nonostante Israele faccia balenare lo spettro di Monaco 1972, con la strage di atleti ebrei che questa volta sarebbe ordita dall’Iran.

L’assedio al predominio del blocco democratico

Oltre 45mila poliziotti percorrono una città blindata, per proteggere la parata degli oltre 10mila atleti che rappresentano 206 comitati olimpici, e che sfilano in diretta mondiale lungo la Senna. L’obiettivo è celebrare lo sport come competizione che rende tutti fratelli, ma soprattutto celebrare Parigi e la grandeur francese, nel momento di massima debolezza politica. L’avvio delle Olimpiadi nel segno della “massima allerta” ci proietta in una fase nuova, quella che iniziò l’11 settembre 2001 e che non abbiamo mai voluto vedere. È il palcoscenico dell’assedio al predominio del blocco democratico. Per due decenni ci siamo illusi che il nemico fosse l’Isis e i suoi sodali, alternando reazioni coerenti con clamorose ritirate come quella da Kabul.

Le Olimpiadi e la fine della libertà

Oggi sappiamo che il rifiuto del mondo centrato sulla regia americana-occidentale non solo è diffuso ma tende sempre più a saldarsi e a rendere l’emergenza un fatto permanente. Forse non è alle viste una guerra mondiale, ma è di certo persa la pace del Dopoguerra. Il famoso articolo 5 del Trattato Nato dice che un attacco armato in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come “un attacco diretto contro tutte le parti”. È preceduto, all’articolo 4, dal caso in cui gli alleati sono chiamati a decidere insieme cosa fare se la sicurezza, integrità o indipendenza di una delle parti è minacciata. È una chiara previsione di “escalation”. Gli attentati di Parigi vanno già considerati in sospeso fra questi due scenari. Sotto attacco siamo tutti noi, e le Olimpiadi 2024 sono il momento che qualcuno vorrebbe rendere il primo giorno della fine delle libertà.