Le polemiche
Olimpiadi invernali Milano-Cortina, la rassegna a costo zero vede i costi lievitare: per il bob ipotesi spostamento in Austria
L’Olimpiade a costo zero, come era stata pubblicizzata, ha visto i suoi costi lievitare a due miliardi e 165 milioni. Sono i calcoli fatti dal Messaggero sulla rassegna olimpica invernale di Milano-Cortina del 2026, il ritorno della competizione a cinque cerchi in Italia, che si disputerà in due regioni e otto città.
L’ultima uscita per le casse pubbliche arriva dal decreto Aiuti-bis, che ha stanziato ulteriori 400 milioni di euro dopo il miliardo già messo in campo per coprire economicamente l’evento.
Ma le sorprese non sono finite, come emerge chiaramente da una lettera inviata dal presidente delle Regione Veneto Luca Zaia al presidente della fondazione Milano Cortina Giovanni Malagò e al neo ministro dello Sport Andrea Abodi. ‘Colpa’ della complicata gestione della riqualificazione della pista di bob, skeleton e slittino “Eugenio Monti” di Cortina d’Ampezzo.
I suoi costi sono passati infatti da 55 a 85 milioni di euro (di cui 61 coperti dallo Stato), colpa del sovraccarico dei costi delle materie prime necessarie per i lavori, ma anche questa cifra dovrebbe non bastare per completare la riqualificazione della struttura, dismessa e poi chiusa per sempre nel 2008. Lavori già aspramente criticati, sia per i costi economici che per quelli di impatto ambientale, anche perché i praticanti delle tre discipline nel Paese sono solo 53, non esattamente un grosso bacino di utenza tale da giustificare un investimento così “generoso”.
Tutti fattori che hanno spinto il governatore veneto a dover ammettere che la soluzione migliore ora è quella di spostare la gara altrove, nell’austriaca Innsbruck. Si tratterebbe ovviamente di uno smacco geopolitico, ma d’altra parte Zaia nella lettera sottolinea come, spinto anche da una precedente missiva inviatagli dal presidente del CioThomas Bachche lo invitava a riconsiderare l’intervento di Cortina d’Ampezzo, “siamo consapevoli che compete al Cio la vigilanza sull’Agenda olimpica 2020, che rappresenta la tabella strategica per il futuro del movimento olimpico. La stessa contiene 40 raccomandazioni che, unite, danno evidenza di un Cio attento alla salvaguardia della unicità dei Giochi olimpici e al consolidamento di una cultura dello sport nella società”.
Sullo sfondo, pesante come un macigno, c’è tutta la questione legata ai costi. Il denaro per finanziare l’Olimpiade, scrive Il Messaggero, avrebbe dovuto essere reperito dalla Fondazione Milano Cortina attingendo ai fondi Cio e ai soldi degli sponsor. Ma su quest’ultimo versante le cose non stanno andando nel verso auspicato: il quotidiano romano sottolinea che dei 500 milioni previsti, stando ai contratti firmati allo scorso luglio, ne sono stati trovati meno di 20.
A rassicurare era stato ad agosto l’ex amministratore delegato Vincenzo Novari, poi silurato dopo qualche settimana, spiegava così i passi in avanti dell’organizzazione: “Siamo riusciti a finalizzare quattro accordi per circa 50 milioni di euro e altrettante aziende sono pronte a firmare per settembre. Poi ci sono ulteriori trattative in corso, che ci porteranno a raggiungere un controvalore complessivo di 280 milioni entro il 2022 a fronte di un target, per il 2026, di 575 milioni. Insomma, alla fine di quest’ anno saremo già al 50% dell’obiettivo, quando ancora mancano quattro anni ai giochi. Mentre, ad esempio, Parigi 2024, a due anni dall’avvio dell’Olimpiade, è arrivata appena al 65% di raccolta sponsor”.
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