La polemica
Olimpiadi invernali Milano-Cortina, le gare di bob non si svolgeranno in Italia: i ritardi e la sconfitta per il sistema
Il centro “Cesana Pariol” a Torino non ospiterà le gare olimpiche del 2026 di bob, slittino e skeleton. È andata fuori pista infatti la possibilità che queste discipline fossero disputate nell’impianto che, tra l’altro, vide Armin Zoeggeler trionfare ai giochi del 2006. La doccia gelata è arrivata ieri da Mumbai dove, nel corso della 141esima sessione del Comiato Olimipico Internazionale, Giovanni Malagò ha reso nota la decisione del governo italiano di non voler proseguire il cammino per la realizzazione del progetto per la nuova pista. Apriti cielo! La notizia ha fatto il giro del mondo in pochi secondi. Il tempo di leggere le prime agenzie ed ecco le reazioni stizzite di buona parte del mondo politico, imprenditoriale e sportivo del nostro paese che, va detto, esce molto male da questa vicenda, protagonista di una magra figura che mina già prima dell’inizio quello che doveva essere il ritorno d’immagine garantito dalle Olimpiadi invernali.
Adesso si pensa a Innsbruck come possibile sede delle gare al momento senza sede. Prima gli italiani, poi gli austriaci verrebbe da dire. Oppure gli svizzeri, visto che per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “è giusto trovare un’altra alternativa alla pista di bob. Se fosse Sankt Moritz a noi andrebbe molto bene come sistema perché farebbe risparmiare”. Meno diplomatici il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo e l’assessore allo sport della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca. “Se si fosse partiti per tempo e se si fosse colta la disponibilità che avevamo fornito fin da subito, tutto questo si sarebbe potuto evitare”, ha tuonato Lo Russo. “La decisione di scegliere l’estero come location per il bob olimpico è, a mio avviso, insensata e deleteria per l’intero evento.
L’opzione di un bob svolto in Piemonte è l’unica che garantirebbe l’integrità di Giochi olimpici interamente italiani“, gli ha fatto eco Ricca. Lo sdegno bipartisan è servito. A nulla valgono le frasi che Malagò, in veste di pompiere a 6500 chilometri di distanza, rivolge ai dirigenti del CIO: “Nonostante tutte queste difficoltà – ha aggiunto – i nostri sforzi sono concentrati sul futuro e l’energia positiva dei Giochi ci aiuterà a regalare un indimenticabile momento di sport e unità”. Le parole uscite dall’idrante del numero uno del nostro sport non hanno placato però le fiamme della polemica.“Questa è una sconfitta per tutto il sistema Paese”: la bocciatura senza appello del presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, non ha lasciato spazio a nessun dubbio.
Tra i più sorpresi Flavio Roda, presidente della Federazione Italiana Sport Invernali: “Siamo stupiti che si sia arrivati a questo punto. Queste discipline non si faranno in Italia, saranno affossate”. Tra tante grida di sgomento e bocciature per la decisione del Governo, si è registrata anche un’espressione di gradimento che rasentava il giubilo. “Tiriamo un respiro di sollievo e lieto fine per l’ambiente, per le casse dello Stato e per lo sport”, parole e musica di Aurora Floridia dell’Alleanza Verdi e Sinistra, membro delle commissioni Industria e Ambiente del Senato. Nella disciplina del salto indietro, l’Italia continua ad esprimere i talenti più fulgidi.
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