Camorra e miseria
Omicidi e bombe a Ponticelli, restano in carcere gli XX: il loro capo viveva in una scuola occupata
Viveva in una scuola abbandonata, occupata abusivamente da alcune famiglie e controllata da un sistema di telecamere, Salvatore De Martino, 24 anni, considerato dagli investigatori uno degli elementi apicali dell’omonimo gruppo criminale (che si fa chiamare XX) affiliato al clan De Micco di Ponticelli, periferia est di Napoli, guidato da Marco De Micco, l’unico dei tre fratelli (Salvatore e Luigi, ndr) in libertà perché scarcerato nei mesi scorsi.
E’ quanto emerso in seguito al blitz di ieri mattina, lunedì 11 ottobre, che ha visto carabinieri e polizia notificare 11 provvedimenti di fermo con l’accusa di concorso in tentate estorsioni aggravate dalle finalità mafiose, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di elementi appartenenti alle due opposte fazioni camorristiche che negli ultimi mesi hanno seminato il panico nelle strade del quartiere compiendo tre omicidi, cinque esplosioni di ordigni e diversi agguati e stese intimidatorie.
De Martino jr è il fratello minore di Giuseppe e Antonio, entrambi detenuti da anni (il secondo anche con l’accusa di omicidio) e figlio di Francesco De Martino, 52 anni, ferito nel 2018 in un agguato durante un permesso premio dopo che, stando a quanto accertato dalle forze dell’ordine, aveva tentato di uccidere insieme ad altre persone un giovane affiliato al clan De Luca Bossa. La madre, Carmela Ricci, 52 anni, è stata arrestata negli anni scorsi perché custodiva, perché custodiva le armi del gruppo.
Sei degli undici fermi, disposti dalla Procura guidata da Giovanni Melillo ed eseguiti dai carabinieri, sono stati convalidati dal Gip del Tribunale di Napoli. Retano in carcere oltre a Salvatore De Martino (fratello minore di Antonio, in carcere da anni anche con l’accusa di omicidio, e di Giuseppe, anch’egli detenuto) e Maria Pignatiello, 26 anni, anche Francesco Pignatiello, 46 anni; Patrizia Di Natale, 41 anni; Pasquale Pignatiello, 23 anni e Fortuna Montagna, 47 anni.
Nelle prossime ore si pronuncerà un altro Gip del Tribunale di Napoli sui fermi eseguiti dalla Squadra Mobile di Napoli, guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini, nei confronti degli appartenenti al clan Casella, legato ai De Luca Bossa-Minichini-Schisa. Due di loro come Giuseppe Casella e Nicola Aulisio sono già in carcere per altri reati. Convalida attesa invece per Eduardo Casella, Giovanni Rinaldi, Giovanni Mignano e Youssef Christian Hathrouby.
I Reati contestati: donna picchiata per spacciare per altro clan
La Procura (le indagini sono condotte dai pm Antonella Fratello e Simona Rossi) contesta il reato di estorsione perpetrato nei confronti di una donna, che gestiva una piazza di spaccio, e di un parcheggiatore abusivo. Fermi che sono in attesa di convalida da parte del Gip del Tribunale di Napoli.
Nel decreto di fermo, emesso perché è stato ritenuto esistente il pericolo di fuga, nel primo caso la donna vittima dell’estorsione è stata picchiata con l’obiettivo di costringerla a passare a un clan rivale. L’altro caso, quello ai danni di un parcheggiatore, viene ritenuto dagli investigatori un episodio emblematico della volontà della criminalità organizzata di tenere sotto un controllo capillare il territorio nella zona orientale.
Gli omicidi
Carmine D’Onofrio, nella notte del 6 ottobre, stava tornando a casa insieme alla compagna, incinta di otto mesi. Ha parcheggiato l’auto lungo la strada mentre la fidanzata lo aspettava davanti all’ingresso della palazzina, poi appena è sceso dalla vettura è stato travolto da sette proiettili, tutti andati a segno.
In precedenza altri due omicidi: dopo Giulio Fiorentino, 29enne legato ai De Micco-XX, ucciso il 15 marzo scorso (nell’agguato è stato ferito un altro giovane affiliato del clan, Vincenzo Di Costanzo), il 12 agosto scorso è stato ammazzato Salvatore De Martino, 46 anni, ritenuto elemento apicale dei De Luca Bossa-Minichini. L’esecuzione di quest’ultimo, avvenuta all’interno dei palazzoni popolari di via De Meis con un colpo in pieno volto, lascia ipotizzare agli investigatori che possa essersi trattato di una epurazione interna a clan per questioni di droga.
Nella foto: In alto a sinistra Giuseppe De Martino, al centro Francesco De Martino, a destra Antonio De Martino
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