Claudio Cesaris, 68 anni, ha confessato il delitto di Dario Angeletti, il 50enne professore associato in Ecologia all’università della Tuscia: “Sono stato io a sparare” ha ammesso.

Ma dalle telecamere di videosorveglianza del parcheggio in cui si è consumato il delitto sono emersi nuovi interessanti dettagli, scrive Repubblica. Grazie a queste immagini gli inquirenti hanno potuto ricostruire ciò che è avvenuto quell’8 dicembre 2021: a quanto pare il killer era in attesa della vittima.

La dinamica del delitto

Come riportato sempre da Repubblica, ad arrivare per primo al parcheggio delle Saline a Tarquinia è Cesaris. L’ex funzionario tecnico del laboratorio di Scienze della Terra dell’Università di Pavia parcheggia la sua station-wagon in fondo al piazzale. Poco dopo le immagini mostrano l’arrivo della Volvo di Angeletti: le due vetture sono distanti. Il killer quindi scende dalla sua auto, attraversa tutto il parcheggio e raggiunge il professore. A questo punto la registrazione è disturbata, salta. I filmati successivi mostrano Angeletti già morto, riverso sul sedile di guida, con Cesaris che è già tornato nella sua station wagon, mette in moto e si allontana, percorrendo una strada secondaria di campagna.

I due avevano un appuntamento? Oppure Cesaris lo stava aspettando, sapendo che sarebbe passato proprio in quel parcheggio, perché lo pedinava? Questo punto è ancora da chiarire, mentre è ormai accertato il movente passionale. Il 68enne era ossessionato dalla ricercatrice 39enne con cui aveva avuto una storia, arrivata presso l’Università di Viterbo nel luglio 2020, con cui il docente 50enne stava lavorando a stretto contatto.

L’avvocato Andrea Fabbio, difensore di Claudio Cesaris, parla invece di un’azione l’impeto. “È stato un raptus di gelosia, nessuna azione premeditata, il mio assistito non conosceva la vittima, non lo aveva mai incontrato prima. Si sono visti in quel luogo, frequentato da entrambi per motivi professionali, per caso” ha affermato.

Le indagini

Cesaris si sarebbe disfatto dell’arma del delitto più avanti, durante la sua fuga, dopo averla riposta nel gilet che indossava quel giorno. I militari la stanno ancora cercando. Dall’autopsia sul corpo di Angeletti infatti è emerso che per l’omicidio è stata utilizzata una pistola differente rispetto a quella, regolarmente denunciata, ritrovata in casa del 68enne. 

Una volta rientrato nella sua abitazione a San Martino al Cimino, Cesaris si sarebbe fatto una doccia per cancellare ogni residuo di polvere da sparo dalle braccia e avrebbe lavato tutti gli indumenti che indossava quel’8 dicembre, per poi disfarsi del gilet. Ma questo non è bastato per non essere incriminato.

Redazione

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