I due studenti americani Elder Finnegan e Gabriele Natale Hjorth sono stati condannati dalla La Corte d’Assise d’Appello di Roma rispettivamente a 15 anni e due mesi e a 11 anni e quattro mesi di carcere per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto a Roma nel luglio 2019, quando in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati di Roma, il carabiniere era intervenuto insieme al collega Andrea Varriale in risposta alla richiesta di aiuto di Sergio Brugiatelli, coinvolto in una compravendita di droga con i due studenti americani.

La ricostruzione

Quella sera lo scambio fallì, Elder e Hjorth rubarono lo zaino di Brugiatelli, ricattandolo per ottenere droga e denaro. Scontrandosi con i carabinieri intervenuti, Elder pungnalò mortalmente Cerciello, lasciandolo dissanguare a terra. La difesa ha sempre sostenuto che i due giovani pensavano di avere a che fare con spacciatori e non con carabinieri, mentre Varriale ha dichiarato che sia lui sia Cerciello si erano identificati come tali prima dello scontro.

“Non sapevano fossero carabinieri”

Accolte così parzialmente le richieste della Corte di Cassazione di riesaminare le circostanze aggravanti e il reato di resistenza a pubblico ufficiale per Elder, e il concorso in omicidio per Hjorth. La procura generale di Roma aveva infatti inizialmente richiesto pene più severe: ventitré anni e nove mesi per Elder e ventitré anni per Hjorth. Secondo quanto emerso dal procuratore generale, Hjorth aveva la stessa responsabilità di Elder, nonostante non avesse inflitto le coltellate. visto che era consapevole del coltello di Elder e non si era sottratto allo scontro con i carabinieri, aiutando poi Elder a nascondere l’arma insanguinata. Tuttavia, il procuratore generale ha riconosciuto l’assenza di prove sufficienti per dimostrare che si trovavano davanti a due carabinieri.

“Come sarebbe finita in America”

“Si tratta di un ridimensionamento assai importante in termini di pena, dimezzata. Siamo passati da 22 anni a 11 anni ed è per noi una soddisfazione”, ha detto l’avvocato Francesco Petrelli, difensore di Gabriele Natale Hjorth. “Al ragazzo gli si muove solo un rimprovero per non avere previsto quello che sarebbe potuto accadere e degenerare in un modo così drammatico”. Delusione da parte del legale di Rosa Maria, la vedova del vicebrigadiere dei carabinieri, l’avv. Ferrandino: “Non commento il dispositivo, aspettiamo le motivazioni. Mi chiedo però quale sarebbe stata una pena equa in America se due ragazzi italiani, in una calda serata di luglio, avessero dapprima cercato di acquistare della cocaina, per poi mettere in scena un tentativo di scambio cocaina-zainetto, quindi una tentata estorsione, e se infine avessero ammazzato barbaramente un poliziotto americano”.

Redazione

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