Anche alla luce di ciò che è scritto nella Costituzione a proposito del ruolo rieducativo della pena, abbiamo una obiezione di principio sull’ergastolo, a maggior ragione, ovviamente, sull’ergastolo ostativo. Non nascondiamo che questa nostra obiezione di principio si è trovata di fronte ad una seria difficoltà nel fare i conti con i responsabili dei più efferati delitti di mafia accompagnati da autentiche stragi.

Anche rispetto a questo dubbio però siamo stati costretti a segnare il passo quando abbiamo visto come sono andate le cose nella realtà, in primo luogo c’è stato il depistaggio avvenuto dopo la strage di Via D’Amelio che ha colpito Borsellino e la sua scorta. Su quel depistaggio ancora non si è fatta luce ma non è stata cosa di piccolo conto perché uno dei suoi protagonisti è stato il questore La Barbera, un personaggio molto importante nella polizia di Stato, un tipo che non si sarebbe mosso se non per sollecitazioni di alto livello, non sappiamo se politiche, giudiziarie, economiche-finanziarie. Per altro verso se andiamo a vedere come sono andate le cose nella realtà, anche alla luce di recenti e agghiaccianti esibizioni televisive di inquietanti personaggi dichiaratamente responsabili di decine di assassinii per strangolamento tipo Gaspare Mutolo, quasi tutti i principali responsabili delle stragi di mafia si sono pentiti e con questo “accorgimento” di fatto hanno – e di molto – relativizzato la loro pena.

Questa è la premessa di principio e di fatto sull’ergastolo che ci porta a mettere in questione tre casi in un certo senso minori rispetto a quelli citati, e cioè l’ergastolo Alfredo Cospito e quelli dei due giovani americani, uno dei quali ha assassinato il carabiniere Cerciello Rega. Diversamente da altri che si sono pronunciati sul primo caso, quello dell’anarchico, noi non contestiamo la gravità e anche la pericolosità dei reati da lui commessi e anche l’estremo avventurismo di una rete che per un pelo non ha fatto una vittima colpendo una persona del tutto estranea alla vicenda, cioè la diplomatica Susanna Schlein, quindi a nostro avviso quella rete che ricorre a un terrorismo di intensità medio alta va certamente perseguita: quello che contestiamo è il ricorso all’ergastolo. Veniamo all’ultimo caso, quello costituito dalla pena dell’ergastolo che ha colpito nello stesso modo i due giovani americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth coinvolti nell’assassinio del carabiniere.

A suo tempo il caso ha creato una tale emozione che di fatto ogni difesa è stata annullata. Adesso, prima dell’appello, non possiamo fare a meno di sollevare alcune questioni. Partiamo da una premessa. Conoscendo un po’ Trastevere e l’intrico di reati di media e piccola gravità che ogni sera vengono commessi in quella zona della città, non possiamo fare a meno di avanzare un primo rilievo: da quello che è risultato dalle ricostruzioni ufficiali ad un certo punto in quella zona, a notte inoltrata quando la confusione è massima, un pezzo dell’arma dei Carabinieri si è mobilitato per il recupero del borsello di un personaggio che svolge come professione il ruolo di intermediario fra gli spacciatori e i turisti. È stato escluso che costui svolgesse il ruolo di informatore. E allora, a fronte di tanti furti, rapine, scontri fisici, molestie sessuali, spaccio che non vengono perseguiti non per colpa, ma per l’impossibilità materiale di far fronte ad una tale serie di reati, come è potuto avvenire che nella notte un settore dell’arma dei Carabinieri si è mobilitato per il recupero di un borsello che forse conteneva un telefonino?

Per di più a compiere l’operazione recupero sono andati due carabinieri in bermuda e maglietta (si è detto per non attirare l’attenzione), entrambi disarmati (e uno di essi su questo punto decisivo ha anche reso falsa testimonianza). A quel punto il rischio che quell’efferato omicidio sia anche il frutto di un terribile e tragico equivoco è elevatissimo, nel senso che i due americani possono aver ritenuto di trovarsi di fronte a due uomini inviati dagli spacciatori. Certamente, in ogni caso, la reazione di uno dei due giovani americani è stata del tutto criminale e tale da meritare una pena assai severa, ma di qui all’ergastolo ce ne corre, così come anche l’equiparazione delle posizioni dei due giovani impegnati in distinte colluttazioni, che però confermano ulteriormente la possibilità dell’equivoco. In sostanza, anche al di là della nostra posizione di principio sull’ergastolo, riteniamo che tutta la vicenda vada riletta in modo profondo, perché molti conti non tornano affatto. Per altro verso il ricorso a due ergastoli ci sembra più diretto a tacitare ogni dubbio, che non ad esprimere una condanna commisurata a ciò che è accaduto nella realtà.

*Presidente di Riformismo e Libertà