La difesa di Elder: "Pronti a costituirci parte civile"
Omicidio Cerciello Rega, ombre sul processo: tre testimoni chiave indagati per false dichiarazioni

Ombre inquietanti sul processo di primo grado che ha portato lo scorso 5 maggio alla condanna all’ergastolo per i due giovani americani Finnegan Lee Elder e Christian Hjorth, accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega.
LA VICENDA E IL PROCESSO – La vicenda è ormai nota: nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 Rega, militare 35enne di Somma Vesuviana (Napoli), viene ucciso a Roma con undici coltellate in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. Dopo 24 ore finiscono in manette due studenti americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, accusati di omicidio e tentata di estorsione.
Secondo quanto ricostruito in fase di processo i due ragazzi statunitensi rubano un borsello a Sergio Brugatelli, il mediatore che indica ai due uno spacciatore che però, invece di vendere loro cocaina, consegna agli studenti medicine sbriciolate al prezzo di 80 euro. Finnegan Lee Elder e Christian Hjorth quindi rubano lo zaino di Brugatelli come ripicca, imbastendo una trattativa per restituirglielo in cambio dei soldi e della cocaina.
Nel luogo in cui deve avvenire lo scambio i due non trovano Brugatelli ma Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale, entrambi in borghese e non armati. I due si identificano come carabinieri, secondo quanto accertato nel processo di primo grado e contestato dalla difesa, e Natale Hjorth tenta la fuga spintonando uno dei due militari. Nello stesso momento Elder caccia un coltello con cui pugnala Mario Cerciello Rega: l’arma del delitto verrà recuperata nella stanza d’albergo dei due.
LE OMBRE – In questo scenario è emersa martedì la notizia dei procedimenti penali per falsa testimonianza avviati dalla Procura di Roma nei confronti di tre testimoni chiave del processo: Constantin Saracila, Ahmed Tamer e Italo Pompei. In particolare il primo era stato fondamentale per l’accusa, sostenendo infatti che i due giovani fossero a conoscenza di trovarsi di fronte a due membri delle forze dell’ordine e che li abbiano aggrediti per evitare l’arresto.
“Nella notte tra il 25 e il 26 luglio ero a dormire nel mio solito posto quando venivo svegliato dalle voci di due giovani. Dopo pochi minuti, credo circa 5, arrivavano altri due uomini, e si fermavano a parlare con i due giovani. Dopo un breve colloquio uno dei due diventava aggressivo. Io, per non farmi vedere, mi nascondevo e mi mettevo a dormire”, aveva detto durante il processo Sarcila, senza tetto che ha assistito all’omicidio.
Un punto che la difesa di Finnegan Lee Elder punta a utilizzare nel processo d’appello ed anche per questo “è pronta a costituirsi parte civile nei procedimenti per falsa testimonianza avviati dalla procura di Roma nei confronti nei confronti dei testi Constantin Saracila, Ahmed Tamer e Italo Pompei”, spiegano gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra.
Difesa che, si legge in una nota diffusa alla stampa, “ha chiesto fin dall’inizio, senza mai ricevere alcuna spiegazione in sede giudiziaria, che fossero indagate le ragioni per cui Costantin Saracila, che il comandante Del Prete della stazione Carabinieri Prati aveva accertato non fosse presente sul luogo dei fatti, sia stato “ripescato” dagli investigatori pochi giorni dopo alla vigilia del Ferragosto 2019. È stato chiaro fin da subito che il presunto testimone mentiva, fornendo, non si sa perché, una versione secondo la quale avrebbe visto i due carabinieri parlare con i ragazzi americani. Una “testimonianza” che è stata enfatizzata dalle informative a sostegno della tesi dell’accusa circa il fatto che i due carabinieri Cerciello e Andrea Varriale (rimasto ferito nell’agguato al quartiere Prati, ndr) si fossero qualificati di fronte ai ragazzi americani“.
Le altre due testimonianze reputate inattendibili sono quindi quelle di Ahmed Tamer, posteggiatore abusivo, chiamato a rendere dichiarazioni sullo scambio di droga finito male, e di Italo Pompei, che avrebbe ingannato i due americani vendendo ‘finta cocaina’.
I due secondo i legali di Finnegan Lee Elder “hanno contribuito ad alterare la verità nella ricostruzione dei fatti della prima parte della nottata, a Trastevere; in particolare sul loro ruolo di’ informatori dei carabinieri, ruolo (tenuto nascosto dai due testi) che avrebbe fornito una chiave di lettura dei successivi eventi della tragica notte del 26 luglio 2019, sui quali si sono addensate stranezze e contraddizioni”.
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