Due carabinieri, un imprenditore e il figlio del boss. Quattordici anni dopo una possibile svolta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010 nel porticciolo di Acciaroli. Una indagine segnata negli anni dai troppi depistaggi, da movimenti dei Carabinieri ritenuti “irrituali” che hanno portato a indagare su persone del tutto estranee alla vicenda. Adesso una nuova fase dell’inchiesta che mira a far luce, seppur tardivamente, su un omicidio che sconvolse l’opinione pubblica.

Omicidio Vassallo, chi sono i 4 arrestati

Nelle scorse ore, su richiesta della procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli, il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone per concorso in omicidio. Ordinanza eseguita dai carabinieri nei confronti dell’alto ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo, del figlio del boss oggi collaboratore di giustizia Romolo Ridosso (clan di Scafati Loreto-Ridosso), dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e dell’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi. Nessuna luce al momento su chi ha invece effettuato materialmente l’omicidio.

Secondo l’accusa il “sindaco pescatore” venne ucciso perché venuto a conoscenza di un traffico di droga che gravitava nel porto di Acciaroli e che si alimentava soprattutto durante l’estate cilentana. Il sindaco lo aveva confidato anche all’ex procuratore capo di Vallo della Lucania Alfredo Greco ma venne ucciso prima di formalizzare la denuncia. Nel luglio del 2022, a 12 anni dall’omicidio, la Procura di Salerno aprì una indagine nei confronti di nove persone per omicidio e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

Omicidio Vassallo, perché è stato ucciso il sindaco pescatore

Vassallo venne ucciso a colpi d’arma da fuoco la notte del 5 settembre 2010 mentre tornava a casa a bordo della sua auto. Poche settimane dopo avrebbe compiuto 57 anni. Le nuove indagini, spiegava il procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli in una nota, riguardano anche “lo svolgimento e le reali finalità” di una serie di attività investigative messe in atto subito dopo il delitto, e senza delega da parte della competente Procura salernitana, “che ebbero quale effetto quello di indirizzare le investigazioni nei confronti di soggetti risultati poi del tutto estranei all’omicidio”.

Il ruolo dei due carabinieri

Tra gli indagati il colonnello dei carabinieri, Fabio Cagnazzo, all’epoca dei fatti in servizio a Castello di Cisterna e in vacanza ad Acciaroli. La sua abitazione a Frosinone, quando ricopriva nel 2022 l’incarico di comandante provinciale, è stata perquisita. Il militare era stato già indagato in passato prima dell’archiviazione chiesta dagli stessi pm di Salerno. Tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto, Cagnazzo aveva acquisito le immagini di videosorveglianza presenti nel porto cilentano giustificando l’iniziativa con l’esigenza di salvaguardare i filmati. Un’azione di “depistaggio” secondo i pm salernitani che aveva come obiettivo quello di sviare le indagini su uno spacciatore italo-brasiliano che frequentava Acciaroli. Cagnazzo, che ha anche ricoperto il ruolo di comandante della compagnia di Castello di Cisterna, in passato è stato protagonista di indagini importanti su clan di camorra di Napoli e provincia.

Coinvolto nella nuova inchiesta anche l’ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, coinvolto in altra inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti con i trafficanti di droga del Parco Verde di Caivano (clan Sautto-Ciccarelli). Cioffi era a capo della speciale squadra alle dirette dipendenze del comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, Cagnazzo. Per l’omicidio del sindaco pescatore alcuni carabinieri agli ordini di Cagnazzo acquisirono in maniera del tutto irrituale alcune immagini di una telecamera di sicurezza.

Omicidio Vassallo, le prime indagini

Subito dopo l’omicidio, le indagini furono condotte della procura di Vallo della Lucania, e sul luogo del delitto arrivò il pm Alfredo Greco; dopo 48 ore a proseguire fu la procura di Salerno diretta allora da Franco Roberti. Le piste più battute furono quella camorristica, soprattutto per le modalità dell’esecuzione, quella di interessi sullo sviluppo edilizio del territorio e quella della droga. A marzo 2015 Bruno Humberto Damiani, 32 anni, detto il brasiliano, è l’unico indagato per l’omicidio di Vassallo a causa dei suoi contatti con trafficanti di droga del quartiere napoletano di Secondigliano.

La sera del delitto, Bruno Damiani era con due persone che ad Acciaroli, e a rivelarlo è Luigi Molaro, un altro carabiniere finito sotto inchiesta insieme al colonnello Cagnazzo per aver prelevato la cassetta di una telecamera puntata sul porto, proprio dove il ‘brasiliano’ e i due sconosciuti avrebbero a lungo osservato Vassallo. L’uomo venne poi scagionato anni dopo. Nel luglio 2018, il Pm Leonardo Colamonici ha notificato un avviso di garanzia per rendere interrogatorio da indagato per l’omicidio a Lazzaro Cioffi, il carabiniere colluso con il clan Caivano per averne protetto le attività di narcotraffico.

Redazione

Autore