Quello di Emanuele Durante, 20 anni compiuti lo scorso primo marzo, è un omicidio di camorra e non riconducibile ad una guerra tra bande giovanili che la notte del 24 ottobre scorso lasciò cadavere in strada il 15enne Emanuele Tufano. A 48 ore dall’agguato avvenuto sabato alle 18.30 in una trafficata via Santa Teresa degli Scalzi, a poche centinaia di metri dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, iniziano ad emergere i primi dettagli che escludono, innanzitutto, l’errore di persona.
Durante ucciso in auto e davanti alla fidanzata
Il suo omicidio è stato mirato, chirurgico e ha visto entrare in azione un commando composto da due persone in sella ad uno scooter di grossa cilindrata. La smart sulla quale viaggiava con la fidanzata, miracolata, è stata avvicinata all’altezza di un distributore di benzina con il passeggero che ha esploso pochi colpi d’arma da fuoco che non hanno lasciato scampo al 20enne.
Perché è stato ucciso Emanuele Durante?
Stando a recenti informative e al lavoro su strada di carabinieri (che procedono nelle indagini) e polizia, Durante orbitava in una fiorente base di spaccio che è quella di Porta Capuana. Non è chiaro se lavorasse attivamente per la ‘piazza’ o meno. Quel che è certo è che frequentava i pusher e conosceva di conseguenza i capi dell’organizzazione, più di una volta finiti nel mirino delle forze dell’ordine. Potrebbe aver pagato uno sgarro, un debito non saldato, un affronto che nel mondo della malavita viene risolto quasi sempre con un omicidio. E’ un’ipotesi che emerge scavando nel recente passato della vittima. Non è da escludere dunque una ‘epurazione interna’ al sodalizio, ritenuto dagli investigatori contiguo al clan Mazzarella, anche per mandare un messaggio chiaro agli altri componenti.
Il commando entrato in azione aveva un compito preciso: ucciderlo e non spaventarlo. L’omicidio è avvenuto mentre il 20enne era in auto insieme alla fidanzata che ha assistito alla scena e (si spera) potrà fornire elementi utili agli inquirenti. Elementi utili che arriveranno anche dalle immagini delle telecamere (per ricostruire il percorso del commando) e dal cellulare dello stesso Durante (per capire contatti e messaggi scambiati soprattutto nelle ore precedenti l’agguato).
L’infanzia difficile e le solite “amicizie sbagliate”
La sua è una delle tante, oramai, vite distrutte di questa città. Originario della zona dei Tribunali, è cresciuto in un contesto familiare difficile, genitori separati, padre (con cui scelse di andare a vivere) che per un periodo è finito in carcere. Poi la scuola che non gli piaceva, la comunità di Sant’Egidio, i primi reati (aveva precedenti per droga e per reati contro patrimonio) e il centro educativo. Frequentava un corso da pizzaiolo ma la strada e le amicizie sbagliate, che con consapevolezza ha scelto di frequentare, hanno fatto il resto. Conosceva Arcangelo Correra, il 18enne ucciso in piazzetta Sedil Capuano a inizio novembre 2024 dall’amico Renato Caiafa (padre morto in un agguato e fratello ucciso da un poliziotto) mentre gli mostrava una pistola “trovata in strada”.
Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che coordina le indagini sull’omicidio, ha così commentato quanto avvenuto nelle scorse ore, a margine del Rapporto Ecomafie di Legambiente: “A Napoli 20 anni fa venivano ammazzate 300-400 persone, ora sono di meno, quindi la situazione è migliorata. Ovviamente può essere ancora migliorabile con più uomini, più mezzi e soprattutto più telecamere. Occorre spendere più soldi per installare telecamere anche nelle periferie e in provincia”. Un ritornello quello delle telecamere che torna di moda ogni volta si verificano omicidi di giovanissimi. Dalla politica partono i soliti annunci che restano tali. Così dopo anni gli appelli di chi è chiamato ad indagare si susseguono (quello di Gratteri è l’ultimo di una lunga serie) e così – come ricorda l’ex procuratore di Catanzaro – non resta che studiare: “Bisogna sempre studiare e ricordare la storia per capire il presente e per capire dove eravamo venti, dieci anni fa e dove siamo oggi”.
A Napoli abbiamo perso il conto dei giovani (innocenti e non) uccisi dalla criminalità organizza. Una emergenza che sembra interessare poco sia le istituzioni che l’opinione pubblica. Anche perché, come ricordammo nel caso dell’omicidio del 15enne Tufano e come viene ricordato dai diretti interessati oggi con l’emergenza bradisismo, “non dimenticate che in questa città c’è una primavera”. Guai a toccare il turismo e i suoi affari…