Le parole del padre durante il colloquio
Omicidio Giulia Cecchettin, condanniamo i genitori di Turetta colpevoli di portare un po’ di luce nel carcere dei suicidi
Davanti alla prospettiva di una condanna all’ergastolo cosa fareste voi genitori con vostro figlio? Cosa gli direste durante i colloqui in carcere dove è guardato a vista dagli agenti penitenziari per scongiurare sia gesti estremi che le aggressioni degli altri detenuti? Continuereste ad infierire oppure provereste a fargli vedere un po’ di luce, a dargli un minimo di fiducia?
E’ raccapricciante quanto pubblicato da un settimanale (Giallo), e ripreso da tutti i principali media, sull’incontro avvenuto nel carcere di Montorio a Verona, tristemente noto negli ultimi mesi come il carcere dei suicidi, tra il 22enne Filippo Turetta, accusato dell’omicidio volontario della ex Giulia Cecchettin, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking (prima udienza è stata fissata per il 23 settembre prossimo), e i genitori.
Il primo incontro tra Turetta e i genitori
Si tratta del primo colloquio avuto tra le parti, risalente al 3 dicembre scorso, dove il papà prova a trasmettergli forza e obiettivi da raggiungere, anche dietro le sbarre, anche con la prospettiva, se non certezza, dell’ergastolo. Queste le parole del genitore di Turetta: “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare”. Poi gli ricorda “i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale”. Tutte cose che arriveranno (con buona condotta e partecipazione alle attività in programma) dopo anni perché, con buona pace di tutti, il carcere dovrebbe essere questo: riabilitazione.
Alimentare la gogna anche contro i genitori?
Parole che possono indignare solo chi (purtroppo sono tanti) si appresta a una lettura superficiale delle cose. Cosa avrebbe dovuto dire papà Turetta? Avrebbe dovuto infierire ulteriormente, ricordando al figlio l’orrore che ha commesso? Era il primo approccio che i due genitori, devastati, avevano con il figlio dopo la cattura in Germania e il rientro in Italia. Provare a pesare le loro parole è così difficile? Meglio alimentare l’ennesima gogna anche nei confronti dei genitori di Turetta?
Genitori che avevano chiesto aiuto psicologico
Prima di vedere la prima volta in carcere Filippo Turetta, il 3 dicembre 2023, i genitori nelle settimane precedenti avevano, attraverso il loro legale, preferito aspettare, prendersi ancora del tempo prima del faccia a faccia con il figlio. Il motivo? Erano troppo scossi da quanto accaduto e chiedevano un aiuto psicologico sia per il giovane che per loro stessi.
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