“La pubblicazione del rapporto dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti, fortemente voluto dall’amministrazione Biden dopo che per due anni la sua divulgazione era stata bloccata da Donald Trump, rivela prove che rendono chiara l’implicazione diretta del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nella pianificazione dell’uccisione di Jamal Khashoggi, giornalista del Washington Post avvenuta il 2 ottobre del 2018 nel consolato saudita di Istanbul”. E’ quanto dichiara la leader di Più Europa Emma Bonino dopo il report pubblicato dalla Cia

“Dal giorno dell’omicidio, l’Arabia Saudita ha ripetutamente tentato di coprire la verità omettendo e talvolta ostacolando le indagini anche attraverso un processo farsa. Come sottolineato dalla fidanzata di Khashoggi, Hatice Cengiz, che ho ospitato per un’audizione al Senato nel dicembre 2019, ‘lottare contro l’impunità per l’omicidio di Jamal significa anche non legittimare il modello di repressione diffusa contro le voci indipendenti o dissidenti che si è intensificato da quando Mohammed Bin Salman è al potere’. Queste nuove rivelazioni, che si aggiungono ad un rapporto dell’ONU che va nella stessa direzione, devono indurci a una riflessione di fondo sui nostri rapporti, nazionali e dell’Unione europea, con il regno saudita, e bene abbiamo fatto, intanto, a sospendere le licenze per la vendita di armi a quel paese. L’impunità di Mohammed Bin Salman – conclude la senatrice di Più Europa – non può più essere tollerata”

Sul report è intervenuto anche l’ONU. “Con la pubblicazione del rapporto degli Stati Uniti, che conferma la colpevolezza dei funzionari sauditi ai massimi livelli, gli Stati Uniti dovrebbero ora assumere la guida nell’assicurare la responsabilità per questo crimine e nel mettere in atto i meccanismi internazionali per prevenire e punire tali atti in futuro”. A dichiararlo Agnese Callamard, investigatrice delle Nazioni Unite sui diritti umani, in una nota pubblicata su Facebook. “Il governo degli Stati Uniti dovrebbe imporre sanzioni contro il principe ereditario, come ha fatto per gli altri autori, prendendo di mira i suoi beni personali ma anche i suoi impegni internazionali”, ha aggiunto.

“Chiedo al governo dell’Arabia Saudita di rivelare se i suoi resti sono stati distrutti sul posto o come e dove sono stati smaltiti. Le persone responsabili conoscono fin troppo bene le specifiche e, di fronte all’inconsapevole silenzio dei sauditi, la comunità internazionale deve esercitare pressioni per la piena divulgazione di tutti i fatti”, ha concluso Callamard.

Redazione

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