Per l’omicidio di Raffaele Lubrano, figlio del capoclan Vincenzo, boss del gruppo criminale storicamente attivo nel territorio di Pignataro Maggiore (Caserta), scattano altri quattro arresti.

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli, a seguito di un ricorso presentato della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di Michele Zagaria, Giuseppe Caterino, Salvatore Nobis e Antonio Santamaria, già detenuti nelle case circondariali di Sassari, Tolmezzo (Udine) e Viterbo.

L’AGGUATO DI 19 ANNI FA – La sera del 14 novembre 2002 ‘Lello’ Lubrano, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto, mentre percorreva la strada a bordo di una Toyota Land Cruiser diretta verso la zona periferica della città, veniva prima superato da un’Alfa Romeo 164 e poi bloccato nei pressi del Bar Giordano, dove i killer iniziavano ad esplodere diversi colpi d’arma da fuoco.

Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all’agguato, riusciva ad invertire la marcia tentando la fuga in direzione del centro abitato. Il commando omicida, quindi, si poneva all’inseguimento esplodendo numerosi colpi lungo l’intero tragitto fino alla via Latina, dove i killer raggiungevano e ‘finivano’ Lubrano che, nel frattempo, dopo aver urtato con il suo fuoristrada il muro di un’abitazione, aveva tentato una disperata la fuga a piedi. Portato a termine l’efferato delitto, gli autori si dileguavano in direzione di Pastorano, abbandonando l’Alfa Romeo 164, risultata rubata ad Aversa il 12 novembre 2002, in località Arianova dove veniva successivamente rinvenuta bruciata con all’interno le armi poco prima utilizzate.

LE ‘RAGIONI’ DELL’OMICIDIO – Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l’omicidio del figlio del capoclan nacque a seguito delle mire espansionistiche del clan dei Casalesi su una porzione di territorio dove agiva il clan ‘autoctono’ dei Lubrano-Ligato-Abbate.

Questo, nel corso del tempo, aveva determinato spesso frizioni, seguite da tregue strategiche, al culmine delle quali il sodalizio camorristico di Casal di Principe era prevalso, dettando le proprie regole, imponendo la presenza di loro luogotenenti e costringendo “i paesani” ad accontentarsi della gestione di attività delittuose di minore rilevanza e fruttuosità.

I RUOLI DEGLI ARRESTATI – Mandati dell’omicidio Lubrano sono per la DDA napoletana i boss Michele Zagaria e Giuseppe Caterino, attualmente detenuti nelle carceri di Sassari e Viterbo.

Nobis e Santamaria, detenuti presso le case circondariali di Tolmezzo e Viterbo, avrebbero avuto un ruolo da basisti con il compito di seguire la vittima durante i suoi spostamenti, i cosiddetti “specchiettisti”.

Per l’omicidio Lubrano nel maggio del 2020 è stato disposto il carcere per Francesco Schiavone, alias Cicciariello, omonimo e cugino del capo clan Francesco Schiavone, detto Sandokan. In quell’occasione il gip aveva respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti dei quattro arrestati odierni. Il Riesame ha dunque accolto il ricorso della DDA partenopea disponendo l’ordinanza di custodia cautelare per Caterino, Zagaria, Santamaria e Nobis.

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia