“Avevo del sangue sulle mie mani perché provai a salvarla, non a ucciderla”. Rudy Guede, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher avvenuto il primo novembre del 2007 a Perugia, continua a sostenere la sua innocenza.

Questa volta lo fa da uomo libero, dopo aver scontato 13 anni di reclusione, in un’intervista rilasciata al The Sun

“Amanda sa la verità”

La prima cosa che voglio dire è rivolta alla famiglia Kercher, su quanto sia dispiaciuto per la loro perdita– ha sottolineato Guede.- Ho scritto loro una lettera per spiegare quanto sia dispiaciuto, ma è troppo tardi per chiedere scusa di non aver fatto abbastanza per salvare Meredith. Il tribunale ha accettato il fatto che ho cercato di salvarla tamponando le ferite con degli asciugamani“.

Ancora una volta, il 34enne- che nel frattempo, in carcere, si è laureato con 110 e lode in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale, per poi proseguire gli studi di narrazione cinematografica- ribadisce la sua verità. “Il tribunale mi ha condannato per complicità nell’omicidio perché c’era lì il mio Dna, ma i documenti (processuali) dicono che vi erano altre persone e che non sono stato io a infliggere le ferite fatali“. Alla domanda se si riferisse ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, all’epoca dei fatti fidanzati ed entrambi assolti in via definitiva dalla Cassazione, Guede ha risposto: “Voglio dire solo che lei dovrebbe leggere i documenti”.

Condannato a 16 anni di prigione per concorso in omicidio con altre persone rimaste sconosciute, Guede sostiene che la Knox sappia come siano andate davvero le cose quella drammatica notte.  “Come ho già detto, (i documenti) affermano che c’erano altri e che non ho inflitto le ferite. Io so la verità e anche lei la sa“, ha aggiunto, riferendosi proprio ad Amanda.

Il fratello di Meredith, Lyle, ha brevemente commentato la sua scarcerazione, secondo quanto riportato sempre dal The Sun. “Sapevamo che questo giorno sarebbe venuto, ma il fatto che sia arrivato all’improvviso e senza che fossimo avvertiti ci ha colto alla sprovvista“.

La vicenda

Sono trascorsi ormai 14 anni da quando la studentessa inglese ventunenne Meredith Kercher, a Perugia per il progetto Erasmus, venne trovata brutalmente uccisa nella propria camera da letto, in una casa che condivideva con altri studenti.

La notte dell’omicidio Rudy Guede scappò dalla villetta in cui si trovava Meredith alla volta della Germania, dove venne arrestato il 20 novembre del 2007: la polizia riuscì a identificarlo grazie all’impronta di una mano insanguinata e ad altre tracce di Dna. L’unico delle persone coinvolte in questa terribile vicenda a essere processato e condannato con rito abbreviato.

Lo scorso 23 novembre Guede è tornato formalmente libero per fine pena, con 45 giorni di sconto rispetto alla data prevista del 4 gennaio 2022, così come richiesto dal suo avvocato Fabrizio Ballarini: domanda accolta dal tribunale di Viterbo. Anche se di fatto Guede, grazie all’affidamento ai servizi sociali, non doveva più tornare a dormire in carcere dopo il volontariato alla Caritas e il lavoro come bibliotecario presso il Centro studi criminologici di Viterbo da dicembre 2020.

Raffaele Sollecito ha così commentato la notizia della sua liberazione: “Mi dispiace solo che non si sia mai pentito di quello che ha fatto, di aver ammazzato una povera ragazza. Mi dispiace che sono stato quattro anni in carcere e io e Amanda abbiamo rischiato di essere condannati a una pena per una cosa che non abbiamo fatto anche grazie alle sue bugie“. 

Mariangela Celiberti

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