Riconosciuta l'aggravante della premeditazione
Omicidio Ornella Pinto, ergastolo per Pinotto Iacomino. Il racconto dell’orrore: “Zia papà uccise mamma”
Pinotto Iacomino, 44 anni, è tato condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Ornella Pinto, 40 anni, uccisa nella notte dello scorso 13 marzo 2021 nell’abitazione dove viveva con il figlioletto che all’epoca aveva appena 3 anni. E’ quanto deciso dalla prima sezione della Corte di Assise di Napoli che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore di Napoli Fabio De Cristofaro che lo scorso 3 maggio, al termine della sua requisitoria, ha chiesto il massimo della pena per Iacomino che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si recò nel cuore della notte a casa dall’oramai ex convivente (Ornella aveva deciso di lasciarlo da pochi giorni) e, armato di un coltello da cucina preso presumibilmente nell’albergo che gestiva con la famiglia in provincia di Napoli, accoltellò almeno 13 volte la donna, incurante della presenza del bambino.
La sentenza è giunta al termine della camera di consiglio, durata poco più di un’ora. I giudici non hanno accolto la tesi presentata dalla difesa di Iacomino, rappresentata dal legale Mario Terracciano che ha provato a dimostrare l’insussistenza delle tre aggravanti contestate dai pm: premeditazione, particolare crudeltà e stabile convivenza della coppia. Per la difesa infatti il 44enne utilizzò per l’omicidio un coltello che si trovava in casa di Ornella, dunque non vi sarebbe premeditazione ma l’omicidio sarebbe maturato in seguito a un raptus. In aula erano presenti la due sorelle di Ornella (Valeria e Stefania), il padre Peppe e la madre, oltre agli avvocati che assistono la famiglia, Mino Capasso e Valeria Passetti.
La donna, che insegnava al Liceo Artistico Statale di Napoli, è stata uccisa nella camera da letto dall’abitazione al terzo piano di uno stabile in via Filippo Cavolino, non molto distante da piazza Carlo III, nel quartiere San Carlo Arena a Napoli, dove Iacomino vi ritornava ogni tanto per vedere il figlio. Dopo l’omicidio, l’uomo è fuggito via dicendo a una vicina di casa, probabilmente svegliata dalle urla della donna, “l’ho uccisa“. Ornella era però ancora viva e ha telefonato alla sorella maggiore, Stefania, che abita nelle vicinanze. Poi il drammatico epilogo al Cardarelli con il decesso avvenuto quattro ore dopo il ricovero mentre il compagno, dopo 350 chilometri percorsi in auto, si costituiva presso la caserma dei carabinieri di Montegabbione (Terni).
Stefania Pinto, sorella maggiore di Ornella, ha ricordato di recete al Riformista quella drammatica notte in cui la sorella fu brutalmente uccisa. Fu lei a trovare il corpo della sorella riverso a terra in una pozza di sangue nel suo appartamento vicino piazza Carlo III a Napoli. “Ornella mi telefonò nel cuore della notte – racconta – sentivo le sue urla. Mi precipitai a casa loro che è vicino casa mia. C’era un silenzio surreale. Vidi D. nascosto sotto le coperte nella stanza accanto. Mi disse: ‘Zia, papà ha ucciso mamma’. Mi raggelò. Non pianse mai quella sera ma aveva gli occhi sbarrati. Non sappiamo ancora cosa ha visto o sentito quella sera. Ma sicuramente le urla della mamma”.
Gli hanno dovuto raccontare la verità. “Ai bambini va detta sempre la verità perché prima o poi questa verità lui la dovrà affrontare ed è importante che sia preparato a quel momento – continua Stefania – Almeno lui ora riesce a parlarne con serenità, non è un tabù. Non è semplice spiegargli tutto come non lo è non fargli portare rancore nei confronti del padre. Io non posso trasmettergli la mia rabbia che ho nei suoi confronti. Ma io non posso fargli questo e devo mostrarmi anche sciolta nel raccontargli tutto questo”.
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