“Mai nella vita mia ho pensato di uccidere mia figlia. Neanche gli animali fanno queste cose”. Così Shabbar Abbas, padre di Saman Abbas, ha parlato davanti ai giudici della Corte d’Assise di Reggio Emilia, nell’ambito del processo che lo vede imputato per l’omicidio e la soppressione del cadavere della figlia Saman, 18enne di origini pakistane uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1°maggio 2021 a Novellara.

Shabbar Abbas parla per 100 minuti davanti ai giudici

Nessuno in aula si aspettava che Shabbar Abbas parlasse cento minuti a braccio, in un italiano non proprio sciolto ma comprensibile. Invece l’uomo, 47 anni, accusato di avere ordito con lucida premeditazione l’omicidio della figlia Saman per punirla del rifiuto a un matrimonio forzato si difende senza freni dall’accusa. Pochi secondi di commozione per poi riprendere quasi subito il piglio che caratterizza le lunghe dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia, ultimo atto prima della sentenza del processo.

Shabbar Abbas ha negato ogni responsabil

Nega l’omicidio della ragazza: “Vorrei capire anche io chi l’ha ammazzata, chi e’ venuto a prenderla quella sera. La vita mia adesso è sempre piangere, mia figlia non c’è più, è morta mia figlia, il mio cuore, il mio sangue. Nemmeno gli animali ammazzano i figli anche se in carcere mi guardano e pensano che sia un cane perche’ l’ho uccisa e i giornalisti mi hanno messo la targhetta dell’assassino'”.

Nega di averla costretta a sposare il cugino in Pakistan

Nega di averla costretta a sposare un cugino in Pakistan che, vuole precisare, “non era cosi’ piu’ grande di lei come si è detto, aveva solo quattro anni in piu'”. “Ho sentito parlare di un matrimonio combinato ma non è andata così’. Quando gliene ho parlato Saman ha detto ‘va bene papa” ed era molto contenta così come tutti in famiglia. Lui è un bravo ragazzo, ricco, non beve, non fuma, e poi ha il mio sangue“. Nega il significato attribuito dalla Procura al filmato in cui lo si vede uscire con la moglie e la figlia dalla casa di Novellara e poi rientrare senza Saman e con lo zaiano che indossava la ragazza la sera tra il 30 aprile e il primo maggio.

La versione raccontata da Shabbar Abbas

Questa la sua versione: “Pensai che veniva a prenderla Saqib (il fidanzato, ndr), ne ero sicuro, oppure che avrebbe mandato qualcuno. Non volevamo che andasse via così nel cuore della notte ma lei si e’ cambiata i vestiti, ha preso lo zaino ed e’ andata fuori. Non voleva che io sapessi chi andava a prenderla. Poi mi ha mandato un messaggio quando ero in Pakistan dicendo che stava bene”. Un messaggio che pero’ agli atti dell’inchiesta non risulta.

“Mio figlio dice che ha visto le facce dello zio Danish e dei cugini. Non lo so, lui era dentro la sua camera, guardava il suo cellulare. E’ falso che fosse sulla porta. Quando sono uscito la seconda volta, sono arrivato fino alle serre, non ho visto niente. Saman non c’era. Sono tornato dentro e ho pensato questa volta è andata via. Hanno detto: piangevano. E’ vero: non era una cosa normale”.

Le ammissioni del padre di Saman Abbas

Ammette, quello si’, che alcuni atteggiamenti della figlia lo infastidivano. “Quello tra Saqib e mia figlia non era amore. Non era una bella cosa. Lui ha detto tante bugie compresa quella che lo avrei minacciato. Ma io sono andato anche a incontrare i suoi genitori in Pakistan, per capire chi fossero. Ho detto loro che non andava bene che Saqib mettesse sui social le foto con Saman. Eravamo tutti arrabbiati“.

Su Saman afferma che “era forte e intelligente ma diceva tante bugie e mi fa male dirlo ora“. Le parole piu’ severe le riserva al figlio all’epoca sedicenne e dal quale sono venute le accuse piu’ severe. Shabbar Abbas arriva a definirlo “una serpe”: “La sua lingua ha parlato, il suo cuore non ha parlato. Lui ha detto tutte le bugie, quelle dell’avvocato, dei servizi sociali, dei carabinieri, quelle che avete sentito tutti. Non ha detto la verita’. E’ un ragazzo cosi'”.

Redazione

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