Troppo facile de-respnsabilizzarsi così
Omicidio Santo Romano, la ‘moda’ dei genitori dei babykiller di chiedere scusa: “Mio figlio ingestibile”. Ma non vedevano foto e video con pistole
Chiedono scusa per gli omicidi e le stese dei figli minorenni. Dicono che sono ingestibili, difficili da tenere in casa. Addirittura ci sono madri che li vanno a denunciare per provare a recuperarli. Ma a tutto c’è un limite e, purtroppo, bisogna constatare che sta diventando una moda inquietante quella dei genitori di de-responsabilizzarsi, di chiedere scusa solo a tragedie avvenute e di appellarsi alle difficoltà di gestione che si incontrano con i giovani d’oggi.
Troppo facile de-responsabilizzarsi dopo le tragedie
Troppo facile soprattutto se tuo figlio 17enne ha ucciso Santo Romano, 19 anni, sabato scorso a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) quasi per sfizio. Un omicidio per futili motivi, per una scarpa sporca o uno spintone ricevuto da un amico della vittima così come accadde sul lungomare di Mergellina a Francesco Pio Maimone (raggiunto da una pallottola mentre mangiava noccioline). Santo, che giocava come portiere in una squadra di Eccellenza (oggi i funerali a Casoria), si era avvicinato per fare da paciere ed è stato freddato con un proiettile al petto partito da una pistola “comprata dagli zingari” e che non è stata ancora ritrovata o fatta ritrovare dal minore reo-confesso.
Figlio scarcerato e abbandonato, genitori non vedono deliri sui social
Troppo facile se tuo figlio 17enne era uscito lo scorso maggio dal carcere minorile di Nisida cinque mesi dopo l’arresto per spaccio e resistenza al pubblico ufficiale. Aveva avuto una condanna a un anno e mezzo con pena sospesa. Una seconda possibilità per provare a ripartire, a capire l’errore e cambiare strada. Invece nulla di tutto questo. Anzi. I genitori del babykiller oggi chiedono scusa con una lettera affidata al loro legale. Spiegano che sono “una famiglia umile“, che vive a Barra, periferia est di Napoli, che lavora grazie a un camion con cui vendono panini. Sottolineano che il figlio “è stato sempre curato e seguito da piccolo dalla neuropsichiatra infantile”. Poi il punto di non ritorno “due anni fa” quando “è diventato ingestibile e subito presi provvedimenti con i servizi sociali. Rifiutava medicinali e visite”.
Troppo facile perché lo stesso figlio, su cui genitori e legale avanzano dubbi sullo stato di salute mentale, pubblicava sui social foto con pistole (addirittura in uno scatto ne impugna due) o altri scatti inneggianti la malavita. E tu genitore? Dov’eri? Cosa facevi? Perché chiedi scusa adesso? Perché non l’hai denunciato?
Lo Stato non c’è (è vero) ma non può essere la… soluzione
Troppo facile prendersela contro uno Stato che non esiste. Per carità è vero, perché in molte zone di Napoli e provincia si continua a vivere nel degrado e nella totale assenza di alternative alla strada con la politica e istituzioni varie abituati a passerelle, patti educativi che vengono annunciate a mo’ di supercazzole, comitati per l’ordine e la sicurezza che lasciano il tempo che trovano e così via. Ma allo stesso tempo tu genitore sei responsabile (almeno fino alla maggiore età) di quello che combina la tua prole. Non puoi derubricare tutto a “mio figlio non è gestibile“, fingendo di non vedere o non preoccuparti della deriva che aveva preso.
Nei giorni scorsi l’appello di un’altra madre aveva suscitato forti emozioni. “Ho denunciato mio figlio a maggio scorso perché lo amo e non voglio che venga ammazzato”. A parlare la mamma di un altro 17enne, ferito la notte in cui è morto due settimane fa Emanuele Tufano, 15 anni, ammazzato da un proiettile alla schiena lungo il Corso Umberto, in pieno centro a Napoli. Entrambi originari del Rione Sanità avevano partecipato in scooter ad una ronda nel quartiere rivale. Scene da Far West con conflitto a fuoco tra ragazzini che probabilmente non sanno manco sparare ma il “ferro” lo devono avere perché così si sentono più sicuri. Bilancio finale: 15enne morto e i due amici feriti non in modo grave. Poi l’appello della madre che emoziona tutti ma la domanda resta sempre la stessa (soprattutto dopo anni che queste tragedie si ripetono con una costanza raccapricciante): voi genitori dove state? Perché lasciate un 17enne in strada fino a tarda notte tutti i giorni della settimana? Va bene denunciare ma poi dopo non ha senso girarsi dall’altra parte e attendere l’esito degli eventi (spesso tragici).
© Riproduzione riservata