Condannato a 30 anni l'assassino, la donna non ci sta: "Mai le scuse dalle famiglie"
Omicidio Simone Frascogna, mamma Natascia: “Farò vedere il video delle nove coltellate che ha ricevuto”

“Vivo chiedendomi mio figlio quante dolore ha provato quando la lama del coltello gli è entrata e uscita dal corpo per nove volte”. A parlare è Natascia Lipari, mamma di Simone Frascogna, dopo la sentenza di primo grado che ha condannato a 30 anni di reclusione Domenico Iossa, il 20enne che lo scorso 3 novembre 2020 uccise a Casalnuovo (Napoli) il coetaneo al termine di una lite nata per motivi di viabilità. La donna non accetta il verdetto dei giudici della Corte di Assise di Napoli che – così come dichiara l’avvocato della famiglia Alfonso Liccardo – “hanno erogato una pena severa, la massima dopo l’ergastolo”. A Iossa, originario di Acerra e di professione carrozziere (con parentele vicine alla criminalità, ndr), “sono state concesse le attenuanti generiche. Leggeremo nelle motivazioni ma credo che abbiano pesato su questa decisione la giovane età e il fatto che Iossa era incensurato. E’ giusto pensare alla rieducazione, credo sia questo il ragionamento della Corte, ma noi non siamo soddisfatti e siamo pronti ad affiancare il pm Patrizia Mucciacito, che ha fatto un lavoro eccezionale, quando proporrà l’Appello”.
Per la mamma di Simone la condanna a “30 anni non è giustizia, mi aspettavo l’ergastolo perché il 3 novembre 2020 mio figlio è stato condannato alla pena di morte e io, mia figlia Fatima, mio figlio Stefano e mio marito Luigi siamo stati condannati al fine pena mai del dolore. La giustizia italiana – aggiunge – doveva dare un segnale contro queste morti atroci, perché oggi si uccide per il nulla. Simone è morto per il nulla. E’ morto perché tre delinquenti volevano superarlo con l’auto, lui non ha inizialmente accostato per lasciarli passare poi quando l’ha fatto, perché doveva aspettare l’amico che scendesse di casa, è stato aggredito stesso all’interno dell’auto insieme a Luigi”.
Quest’ultimo, Luigi Salomone (che ha riportato 15 giorni di prognosi), è l’amico cui Simone ha salvato la vita. “Mio figlio è stato ucciso per difendere Luigi, l’amico che era in macchina con lui e che è stato il primo ad essere accoltellato, ben tre volte. Simone, che aveva già messo in fuga uno dei tre componenti del gruppo, nel sentire l’urlo dell’amico è tornato indietro”. Poi la tragedia: “Viene pugnalato nove volte, non una ma nove. Una crudeltà atroce, assurda. Poi arriva l’altro ragazzo, un minore, e gli dà pure due calci mentre mio figlio era a terra. Non dimentichiamocelo questo perché chi ha ucciso Simone stava togliendo la vita anche a un altro ragazzo”.
Natasha parla poi di un video, finito agli atti del processo, dove viene ripresa l’intera e brutale aggressione. Un filmato, acquisito dalle telecamere di videosorveglianza del comune di Casalnuovo, che “appena sarà possibile lo darò in mano a tutti i giornalisti per far capire come un ragazzo di 19 anni muore per colpa di tre figli di Satana“. La donna ce l’ha anche con i familiari dei tre ragazzini coinvolti nell’omicidio di Simone. I due minori (all’epoca dei fatti), complici di Iossa, sono già stati condannati, Si tratta di F.T., 17 anni, di Casalnuovo, al quale sono stati inflitti 10 anni di reclusione e di C.B., anche lui 17enne, che il gup del tribunale dei minorenni ha condannato a 7 anni di reclusione.
“Nessuno dei loro familiari, a partire dai genitori, si è fatto sentire in questo anno – sottolinea la signora Lipari -. Nessuna lettera, nessun messaggio. Solo missive lette nelle aule del Tribunale per far capire a giudici e giuria popolare che Iossa era pentito di quello che aveva fatto. Ma l’indirizzo di casa mia – così come ha ricordato l’avvocato nel corso del processo – non è Corte d’Assise di Napoli. Ma nel corso del processo non c’è mai stato un cenno di pentimento di Domenico Iossa, uno sguardo verso di noi. Nulla”.
“Lo Stato italiano – attacca -tutela più gli assassini che le vittime. Non sono favorevole alla pena di morta anche se sono sicura che oggi se si dovesse votare gli italiani sceglierebbero quella strada dopo tutti questi omicidi e femminicidi. Per me chi uccide deve stare in carcere a vita, quindi andrebbero costruiti più penitenziari e meno cimiteri”.
All’esterno del palazzo di Giustizia di Napoli erano presenti anche Anna Gaeta, vedova di Patrizio Falcone, il marittimo ucciso a 42anni da una coltellata al cuore sferrata dal vicino di casa (condannato in primo grado a 24 anni) in seguito a un banale diverbio, ed Elisa Ciliendo, mamma di Gianluca Coppola, il 27enne morto dopo essere stato ferito per motivi di gelosia, a colpi di pistola. Presenti anche i familiari di Maurizio Cerrato, ammazzato a coltellate lo scorso 19 aprile 2021 a Torre Annunziata dopo che la figlia si era ribellata a un parcheggio occupato dai residenti della zona con una sedia.
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