Il caso giudiziario
Omicidio Vannini, la Cassazione: “Con soccorsi tempestivi non sarebbe morto”
Se Marco Vannini fosse stato repentinamente soccorso, si sarebbe scongiurata la sua morte. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della decisione dello scorso 7 febbraio che ha disposto l’appello bis per Antonio Ciontoli, condannato a 5 anni per omicidio colposo, e per i suoi familiari.
La Corte lo scorso 7 febbraio aveva annullato con rinvio tutte le condanne dei giudici di appello che avevano inflitto 5 anni, per omicidio colposo a Ciontoli (che ne aveva ricevuti 14 in primo grado), e tre anni, come in primo grado, per la moglie, Maria Pizzillo, il figlio Federico e la figlia Martina, fidanzata di Marco.
LE MOTIVAZIONI – Nelle motivazioni si legge in particolare che la morte di Marco Vannini sopraggiunse dopo il colpo di pistola “ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli”, riporta l’Ansa. Quest’ultimo “rimase inerte ostacolando i soccorsi”, e fu “la conseguenza sia delle lesioni causate dallo sparo che della mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l’effetto infausto”.
LA RICOSTRUZIONE – Il ragazzo morì, dissanguato, dopo una lunga agonia, portato in ospedale quasi due ore dopo lo sparo, perché Ciontoli nel timore di perdere il lavoro, aveva cercato di nascondere quanto accaduto. I fatti risalgono al 18 maggio 2015: Marco Vannini venne colpito dal proiettile sparato da una pistola che Ciontoli, padre della fidanzata del giovane, gli stava (forse) mostrando.
La vittima venne portata in ambulanza presso il punto di primo soccorso di Ladispoli, quando le sue condizioni erano disperate: il proiettile infatti, aveva provocato gravi ferite interne. Ai soccorritori, i Ciontoli avevano detto una serie di bugie: che il giovane era scivolato, poi che aveva avuto un attacco di panico dopo uno scherzo, e che si era ferito con un pettine.
Ciontoli, militare di carriera, ammise che il giovane era stato colpito, per errore, da un proiettile, solo davanti al medico di turno: la ferita che aveva sotto l’ascella destra, a prima vista, non lasciava pensare a un colpo di arma da fuoco, ma il giovane aveva perso oltre due litri di sangue. Il proiettile aveva ferito gravemente il cuore e i polmoni, ma se fosse stato trasportato subito in ospedale, secondo i periti del tribunale, con tutta probabilità si sarebbe salvato.
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