La sentenza
Omicidio Willy, ergastolo per Marco Bianchi, 28 anni a Gabriele. Lucia Monteiro: “Spero apprezzino di essere vivi”

Ergastolo soltanto a Marco Bianchi, 28 anni di carcere per il fratello Gabriele. La procura generale di Roma aveva chiesto la massima pena per i due fratelli a processo per il pestaggio mortale a Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di Paliano morto a Colleferro all’alba del 6 settembre 2020, ma il processo di Appello bis disposto dalla Cassazione limitatamente alla concessione delle circostanze attenuanti generiche per i due fratelli ha escluso l’ergastolo per Gabriele, innalzando comunque la pena dopo che in appello erano stati entrambi condannati a 24 anni di reclusione. Già definitive le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli, che parteciparono attivamente all’aggressione di Willy.
Fratelli Bianchi: “Chiediamo scusa alla famiglia e alla madre di Willy”
Nel corso dell’udienza del secondo processo d’appello i fratelli Bianchi avevano reso delle dichiarazioni spontanee: “Sono stufo, da oltre 4 anni vengo definito come una persona che non sono. Io non vivevo di delitti, avevo una mia frutteria, avevo una partita Iva, e mi alzavo alle tre del mattino”, ha detto Gabriele Bianchi condannato nel 2023 assieme a suo fratello anche a quattro anni e sei mesi per spaccio di cocaina e tentata estorsione. Poi il turno di Marco: “Ci hanno descritti come mostri ed è una cosa ingiusta, non meritiamo questo odio mediatico. Chiedo scusa alla famiglia e alla madre di Willy. Chiedo perdono. Sappiamo che non bastano le scuse ma noi abbiamo sempre detto la verità”.
La mamma di Willy: “Di lui ci rimane solo una foto”
“Mi auguro che i fratelli Bianchi imparino a rispettare gli altri e a fare in modo che un’altra famiglia non viva quello che abbiamo vissuto noi”, ha detto alla lettura della sentenza Lucia Monteiro Duarte, la madre di Willy. “Di lui ci rimane una foto, non potremo mai più sentire la sua voce che piano piano svanisce. Mi auguro che questi ragazzi apprezzino il fatto di essere vivi con una famiglia che li può vedere e che può sentire la loro voce”.
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