Se si accertasse che le cose stanno così sarebbe opportuno che la magistratura aprisse un’indagine sulla Procura di Firenze, ma in genere, in questi casi – chissà perché – la magistratura chiude un occhio. E quindi al momento ci troviamo solo di fronte a un falso giornalistico. Che sta a testimoniare lo stato comatoso del nostro sistema dell’informazione. Giorni fa Il Fatto Quotidiano si arrabbiò perché avevamo fatto notare che aveva pubblicato notizie sui guai di Lara Comi, deputata europea di Forza Italia, la mattina stessa del suo arresto. Cioè aveva “previsto” il suo arresto. Travaglio ci rispose sostenendo che il compito dei giornali è quello di dare le notizie e che il Fatto è un giornale e dunque dà le notizie.

Mentre noi del Riformista, che demmo la notizia dell’arresto della Comi solo dopo il suo arresto, non siamo un giornale perché non diamo le notizie. Diciamo che in quel modo il direttore del Fatto rivendicava il diritto dei giornali a fare da poggiapiedi ai Pm che gli anticipano, illegalmente, notizie riservate. Benissimo. In questo caso però l’anticipazione della notizia è stata l’anticipazione di un falso. Chissà se Travaglio ritiene che la distinzione tra i giornali e i “foglietti” come il Riformista stia proprio qui: che i giornali seri non solo anticipano le notizie, ma le danno anche se son false, mentre i foglietti le verificano. Temo di sì.

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Quali saranno le conseguenze dell’inchiesta di Firenze, che sembra puntare essenzialmente contro Renzi, e che probabilmente ha l’obiettivo di raderlo al suolo prima che lui riesca a mettere su un partito? La prima inevitabile conseguenza sarà la fine del finanziamento privato ai partiti. Tutti i partiti (salvo forse la Casaleggio).
Nessuno oserà più versare un solo euro, sapendo che il finanziamento dei partiti, ormai, è diventato un reato. E dal momento che il finanziamento pubblico è stato ormai da tempo abolito, i partiti non avranno più la possibilità di usare il denaro. E dunque dovranno chiudere.

Ieri il Presidente della regione toscana, Rossi, ha proposto il ritorno al finanziamento pubblico dei partiti. Nessuno gli ha risposto. Anzi, probabilmente nessuno lo ha neppure voluto sentire. Se qualcuno proponesse seriamente il ritorno al sistema democratico di finanziamento dei partiti, verrebbe legato a un palo, in piazza, e sottoposto alla gogna finché non si pente. Sul fronte governativo l’unica voce che si è sentita è quella del ministro della Giustizia Bonafede, il quale ha chiesto ai partiti di portare rispetto alla magistratura. Chissà perché nessuno chiede mai alla magistratura di portare rispetto ai partiti…

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Altre dichiarazioni sono venute dall’ex ministro Lotti, che faceva parte del consiglio di amministrazione della Open, il quale ha giurato che non esisteva nessun bancomat e nessuna carta di credito a disposizione dei parlamentari. Lo stesso concetto è stato ribadito da Marco Carrai, anche lui del vecchio consiglio di amministrazione. Il Csm invece ha votato a maggioranza una mozione nella quale stigmatizza il comportamento dei politici che attaccano i magistrati. Il Csm? Sì, il Csm. Ma non avrebbe il compito di vigilare sul funzionamento della magistratura, e magari accertare perché è avvenuta una fuga di notizie quasi certamente ad opera di magistrati? Sì, dovrebbe accertare queste cose. Ma di solito non lo fa.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.