L'autopsia: lesioni gravissime
Operaio morto alla Farnesina, la testimonianza: “Sentivo gridare aiuto ma non è stato trovato nessuno”

Gravissime lesioni da schiacciamento, che non gli hanno lasciato scampo. Sul corpo di Fabio Palotti, l’operaio 39enne della Smae deceduto mentre lavorava alla manutenzione di un ascensore alla Farnesina a Roma, è stato riscontrato un quadro di ferite e fratture ‘devastante’. Questi i primi risultati dell’autopsia eseguita oggi 2 maggio presso il Policlinico Gemelli: l’uomo è morto sul colpo.
Ora saranno necessari ulteriori accertamenti per stabilire l’ora esatta della morte che potrebbe risalire al pomeriggio di mercoledì 27 aprile, quando il suo telefonino ha smesso di funzionare, nonostante il corpo sia stato ritrovato solo la mattina successiva. Un altro elemento delle indagini colloca la presenza dell’operaio nella tromba di uno dei quattro ascensori del ministero degli Esteri tra le 18:25 e le 19 di quel tragico mercoledì. Un funzionario aveva infatti sentito una voce maschile gridare ‘aiuto, aiuto’ e si era rivolto ai carabinieri del presidio interno.
Le indagini
Una nota di servizio, finita ora agli atti dell’inchiesta aperta a piazzale Clodio, riporta infatti che le forze dell’ordine effettuarono un sopralluogo, dopo la segnalazione ricevuta, senza però trovare nessuno. Davanti agli ascensori, riporta l’edizione romana de La Repubblica, non c’era alcuna segnalazione che fossero in corso dei lavori di manutenzione. Le porte degli ascensori risultavano chiuse, anche se su questo punto delle risposte potrebbero arrivare dall’analisi delle telecamere di sicurezza presenti sui pianerottoli.
L’indagine della Procura di Roma intanto prosegue, al momento il fascicolo è contro ignoti e l’ipotesi di reato è omicidio colposo. Gli accertamenti degli inquirenti si sono concentrate anche sulle misure di sicurezza alla Farnesina. Infatti Palotti, residente a Torre Maura e padre di due bambini, dopo aver preso servizio alle 14:30, avrebbe dovuto finire il turno alle 22 di mercoledì. Nessuno in portineria si sarebbe però accorto che non aveva consegnato il badge e che il suo documento d’identità fosse rimasto all’ingresso. A dare l’allarme, il giovedì mattina, era stato un collega del 39enne che aveva notato l’auto nel parcheggio nonostante non fosse di turno.
Secondo l’avvocato Michele Montesoro, legale della famiglia di Palotti, l’ultimo contatto telefonico con il cellulare personale della vittima risale alle 18:30, forse l’ora dell’incidente. Apparecchio che non è ancora stato ritrovato, al contrario di quello di servizio: “Un punto che va chiarito” ha sottolineato nei giorni scorsi il legale. Ora entrambe le memorie saranno analizzate, riporta Il Corriere della Sera, per capire cosa abbia scritto l’operaio e a chi.
Gli investigatori hanno intanto accertato che Palotti stava lavorando da solo quel pomeriggio, come previsto dai protocolli degli interventi di ordinaria amministrazione e come confermato anche dalla ditta. Il pm ha disposto anche una consulenza sul funzionamento dell’ascensore che ha schiacciato l’operaio e che ora è sequestrato.
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