Un piazzale, tanti palloncini rossi e una panchina, anch’essa rossa, per ricordare Ornella Pinto, vittima di violenza. È così che il primo circolo didattico “Don Antonio Riboldi” di Acerra, ha deciso di celebrare la festa della donna, dedicandola al ricordo di Ornella, insegnante 39enne uccisa a coltellate dal suo ex. A lei è stato dedicato il piazzale antistante la scuola. “Finchè ci sarà una sola donna umiliata o uccisa in quanto donna, non avremo pace”, si legge sulla targa.

I bimbi della scuola hanno intonato “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia e rivolto un pensiero a Ornella. “Abbiamo intitolato il piazzale a Ornella Pinto, questo deve essere da monito a non intitolare più piazzali e non mettere più panchine perché per ogni intitolazione del genere vuol dire che c’è una vittima”, hanno detto nell’inaugurare il piazzale.

È passato quasi un anno da quel drammatico 13 marzo 2021. Ornella, insegnante in un liceo, aveva solo 39 anni quando il compagno, Pinotto Iacomino, 43 anni, impugnò un coltello e la colpì 15 volte nella casa a Napoli, all’Arenaccia, mentre lei dormiva con il figlioletto di entrambi. Nella stanza accanto c’era il piccolo Daniele, 3 anni, figlio dei due. Nei giorni scorsi è iniziato il processo nei confronti di Pinotto Iacomino.

“Bisogna intervenire subito e in maniera efficace per contrastare il fenomeno del femminicidio, una strage. Sono molto amareggiato per la pochezza della politica italiana su questo tema”, ha detto Giuseppe Pinto, papà di Ornella. Giuseppe non si dà pace giorno e notte. “Quello che è successo a noi non deve succedere più a nessuno – dice – Nessuno mi restituirà mai mia figlia ma io continuerò a lottare affinchè il parlamento faccia qualcosa – dice Giuseppe – Ormai si ammazza una donna per nulla, o per gelosia o perché il rapporto non va più bene. Tutto questo è assurdo in un paese moderno come l’Italia. È qui che deve intervenire lo Stato: la donna va tutelata, lo dice un uomo. È un dramma e chiunque si può trovare nella stessa condizione della mia famiglia”.

Un omicidio commesso malgrado la presenza del bambino. Come riportato dal Mattino, durante l’udienza, il sostituto procuratore di Napoli Fabio De Cristofaro (sezione IV – Fasce Deboli) ha mostrato alla giudici della Corte di Assise l’arma del delitto e alcuni coltelli sequestrati nell’hotel dal quale Iacomino, secondo l’accusa, avrebbe preso quello adoperato per uccidere Ornella.

Si tratta di un aspetto importante, in quanto strettamente legato all’aggravante della premeditazione contestata all’imputato e che porta a contemplare nel calcolo della pena anche l’ergastolo. L’avvocato difensore infatti sostiene che l’omicidio di Ornella sia giunto al culmine di una lite e che Iacomino non era armato quando, alle 4 del mattino, si è recato nell’abitazione che aveva condiviso con la donna e il loro figlio. Lì poi colto da un raptus avrebbe impugnato un’arma trovata in casa e assassinato la ex. Di tutt’altra opinione la Procura la quale, invece, ritiene che l’imputato si sia recato nell’abitazione già armato e quindi con l’intenzione di assassinare Ornella che qualche giorno prima gli aveva confessato di nutrire dei sentimenti per un’altra persona.

Intanto il giudice ha preso un’ importante decisione nei confronti del figlio di Ornella: il collegio, accogliendo la richiesta dei genitori e delle sorelle di Ornella, ha tolto all’omicida, Pinotto Iacomino, la potestà genitoriale: “È di tutta evidenza – si legge nel provvedimento citato dal Corriere del Mezzogiorno – che, a prescindere dallo stato di detenzione, a Iacomino debba essere revocata la responsabilità genitoriale, avendo lo stesso manifestato di non avere alcuna capacità e alcuna sensibilità, non avendo esitato a colpire brutalmente la sua compagna alla presenza del bambino”.

Il piccolo resta affidato alla zia Stefania, la sorella della mamma, che sin da subito si è presa cura di lui. L’omicida di Ornella aveva chiesto almeno di potere scrivere delle lettere al figlio, ma anche su questo punto i giudici sono stati severissimi: “Le modalità dell’assassinio, la crudeltà del gesto e l’indifferenza manifestata dal padre in ordine alla stessa esistenza del figlio escludono l’opportunità allo stato di qualsiasi rapporto col figlio, anche epistolare o telefonico, in quanto tale rapporto potrebbe solo costituire fonte di ulteriore pregiudizio per il benessere psichico del bambino”. Di conseguenza è stato disposto “il divieto di qualsiasi incontro, contatto o comunicazione con qualsiasi modalità” tra Iacomino e il bimbo.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.