Urla disperate hanno squarciato il silenzio nell’ora di pranzo nel quartiere Portuense. Una donna di 44 anni è stata uccisa in casa dal compagno, che di anni ne ha 67. L’uomo, probabilmente a seguito di una lite domestica, ha preso un coltello da cucina e le ha inflitto diversi fendenti all’addome non riuscendo però ad ucciderla immediatamente. La donna ha raccolto tutte le sue forze riuscendosi ad affacciare sul balcone dell’appartamento dove viveva con il compagno in via Federico Guarducci, una traversa di viale Marconi al Portuense.
Dopo le urla, i condomini ed anche alcuni passanti hanno anche visto la donna con gli indumenti sporchi di sangue e dato immediatamente l’allarme alle forze dell’ordine. Il 67enne a quel punto è uscito e con violenza l’ha riportata dentro l’abitazione. Poi si sono udite le ultime urla, erano circa le 14. All’arrivo della pattuglia della polizia del commissariato di San Paolo, gli agenti non hanno potuto che constatare la morte della 44enne. L’uomo ha confessato di averla accoltellata ed è stato arrestato con l’accusa di omicidio. La coppia, di origine colombiana, faceva da badante ad un uomo adulto non autosufficiente che vive nell’appartamento.
Esattamente due mesi fa il 29 maggio, sempre nel quartiere Portuense in via Leonardo Greppi a poche centinaia di metri da via Guarducci, è avvenuto un altro caso di femminicidio. Sotto gli occhi atterriti delle tante persone presenti alle 14 di sabato pomeriggio, Fernando Koralagamage Chandana viene fermato da un carabiniere in licenza con l’aiuto dei passanti. Chandana aveva ancora il coltello da cucina insanguinato in mano. Dona Shantini Badda Lihanage è ancora viva a pochi metri dall’uomo che diceva di amarla e che l’ha appena uccisa con dieci coltellate dopo averla rincorsa fuori dal supermercato.
Chandana viene quindi ammanettato dagli agenti delle volanti e del commissariato San Paolo di polizia intervenuti sul posto mentre la donna è ancora agonizzante in strada. Per lui l’accusa è omicidio volontario e morirà suicida nel carcere di Frosinone dove era recluso (tutt’ora è in corso un’inchiesta). Dona invece morirà subito dopo all’ospedale San Camillo per le numerose e gravissime ferite da taglio riportate. Per lei la gente del quartiere di è organizzata anche con un flash mob. L’hanno ricordata con fiori, lettere e una raccolta di fondi per riportare nello Sri Lanka il corpo della donna. La coppia che conviveva è originaria dello Sri Lanka.