Il ritratto
Paderno Dugnano, il 17enne: “Volevo combattere in Ucraina. Li ho uccisi per liberarmi”. L’amico: “Il ragazzo che conosco non può averlo fatto”
Il giorno dopo avrebbe dovuto recuperare il debito in matematica. Studioso negli anni passati, meno nell’ultimo in cui non era riuscito in una delle sue materie preferite. Ma a scuola il diciassettenne di Paderno Dugnano che domenica sera ha ucciso suo fratello, sua madre e suo padre in casa, accoltellandoli più volte alla gola non si è presentato. Si cerca di indagare sui motivi che abbiano spinto il ragazzo a compiere una tragedia familiare dopo un’estate serena, appena tornato come tanti giovani dalle vacanze a Malta, e da una con la sua famiglia. C’è chi lo descrive come schivo e taciturno “Niente comitive, niente giri, sui social con moderazione, per uno della sua età, ma nemmeno un asociale”. “Passava cinque minuti in bici, due parole e via. Sono quelli tranquilli che alla fine smattano, vai a sapere se aveva a la guerra dentro”.
Mentre il suo migliore amico, intervistato dal Corriere della Sera ne traccia un ritratto più completo: “Non è schivo. È un ragazzo solare, che fa amicizia in fretta e a cui piace stare in compagnia. Non ama il caos. A una serata sui Navigli preferiva un’uscita qua in zona, andare in bici al centro commerciale a giocare a biliardo. E poi, non fumava, zero alcol”. Se ero solo mi chiamava per trascorrere del tempo insieme. Facevamo anche i compiti assieme, e non ho mai visto nulla di strano, di sbagliato, nei rapporti con i genitori e il fratello. C’eravamo sempre uno per l’altro. Il ragazzo che conosco non può averlo fatto”.
Il 17enne voleva andare a combattere in Ucraina
Tra le cose messe a verbale c’è anche un riferimento al suo “desiderio di andare a combattere in Ucraina”, stranezza che non aveva mai confidato a nessuno. Al massimo uno scherzo con qualche altro amico: “Dicevamo che se non avessimo passato l’esame saremmo scappati di casa per arruolarci in Ucraina. Era un trend su TikTok, una battuta, non esageriamo”. Eppure nella circostanza dell’interrogatorio il giovane lo aveva ripetuto con serietà. Nel verbale in cui ha confessato ha ripercorso gli istanti di quella sera. “Il pensiero lo avevo da qualche giorno”. Confessa di aver atteso prima che tutti andassero a dormire per poi colpire il fratellino a letto. È stato il soggetto contro cui si è accanito maggiormente. Le coltellate tutte alla gola, per non dargli troppo dolore e neppure per non farli urlare: “Non volevo che soffrissero”. Poi i genitori che si svegliano di colpo. Il primo ad entrare nella stanza è il padre, poi è la volta della madre, che si precipita verso il letto del figlio dodicenne. Uno ad uno vengono sorpresi e aggrediti alle spalle. “Ho visto mio padre piegarsi verso il corpo della mamma e l’ho accoltellato alle spalle”, poi altri colpi, soprattutto nella zona del collo.
Il movente del 17enne: “Li ho uccisi per sollevarmi da qualsiasi peso”
Sulle motivazioni ha precisato. “Ho pensato che uccidendoli avrei potuto vivere in un mondo libero, sollevato da qualsiasi peso. Provavo un malessere, mi sono sentito estraneo rispetto al mondo, un altro rispetto a tutti. Ero convinto che uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero. Distaccandomi dalla mia famiglia avrei potuto vivere in solitario. Se ho mai pensato di togliermi la vita? No mai”. Ha pianto, si è pentito, ha chiesto scusa, come raccontano i carabinieri. Difficile per loro dimenticare quanto visto una volta entrati nella villetta. “Ci stava aspettando seduto sul muretto davanti a casa” hanno raccontato, descrivendolo come calmo e razionale. Poco prima quella sera aveva chiamato il 118 “Venite, mio padre ha accoltellato mia madre e mio fratello!”. “Sono vivi?”, la domanda dal centralino. “No sono tutti morti”. “Si è ucciso?” insiste l’operatore. “No, l’ho ucciso io!». Tra i familiari più vicini, rimangono i nonni. Abitano accanto alla villetta dell’orrore “Proviamo molta pena e compassione per lui. Siamo pronti a andare a trovarlo in carcere”. Sarà giudicato per il triplice omicidio, aggravato dalla premeditazione, dai rapporti di parentela, dalla minore età di una delle vittime e infine per avere agito colpendole nel sonno.
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