Paesi Sicuri, scontro in Aula sui migranti in Albania: “Buffonate e 800 milioni sperperati. La propaganda non ha funzionato”

L’accordo tra Italia e Albania sui migranti finisce in Aula. Le opposizioni vanno in pressing contro il trattenimento nei nuovi centri e puntano a mettere all’angolo il centrodestra, mentre il governo respinge le accuse e rilancia l’intesa Roma-Tirana. Tutto continua a girare attorno al decreto della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, su cui ieri Carlo Nordio ha affondato il colpo. «È inottemperante alla sentenza della Corte europea», ha tuonato il ministro della Giustizia nel corso del question time alla Camera. Il giudice è chiamato a motivare il motivo per cui il richiedente asilo provenga da un paese che non è considerato sicuro in relazione alle sue particolari situazioni, e il Guardasigilli non ha rinunciato a una nuova bacchettata contro le toghe: «Andatevi a leggere i 12 decreti del Tribunale di Roma e vedrete che sono stati stampati praticamente su medesimo file e che non vi è nessuna motivazione né completa, né concreta, né esaustiva, né riguardante il caso concreto».

Paesi Sicuri, la firma di Mattarella

Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha emanato il decreto legge sui paesi sicuri e ha autorizzato la presentazione alle Camere del relativo ddl di conversione. L’esecutivo è convinto: non c’è stato alcuno sperpero di risorse economiche. La legge di ratifica prevede stanziamenti necessari anche per le operazioni di trasporto dei migranti dalle acque internazionali al porto di Shëngjin, dove si trova la sede della struttura con funzioni di hotspot. Nella fase operativa è stata valutata la possibilità di impiegare una nave della Marina Militare. Soluzione che, secondo Luca Ciriani, «ha comportato un sensibile risparmio rispetto alle somme inizialmente preventivate». «Ciò vale anche per la nave della Guardia Costiera “Visalli” che è stata utilizzata per le operazioni di rientro in Italia di 12 migranti», ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento.

Il governo ritiene di aver rafforzato la propria posizione con un decreto legge che eleva a rango di norma primaria l’indicazione dei paesi sicuri e, all’indomani del via libera del Consiglio dei ministri, il Viminale ha dato mandato all’Avvocatura di Stato per preparare il ricorso. Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, la via giudiziaria «sarà l’opportunità per sottoporre alla Suprema Corte una interpretazione univoca della normativa vigente». La scommessa del governo è di vasta portata: quando il «sistema Italia-Albania» andrà a pieno regime si avranno gli effetti di deterrenza sulle partenze irregolari e, di conseguenza, si determinerà un «significativo risparmio» rispetto agli attuali costi dell’accoglienza.

L’accusa all’esecutivo

Ma si fa sempre più accesa la discussione sulla compatibilità del protocollo tra Italia e Albania rispetto alla normativa europea e internazionale. Il centrosinistra rincara gli attacchi. Italia Viva presenta un esposto alla Corte dei Conti per accertare un eventuale danno erariale. Francesco Bonifazi, deputato e tesoriere di Italia Viva, punta il dito contro Giorgia Meloni: «Non poteva non essere a conoscenza del fatto che quel trasferimento vìola il diritto europeo e che quindi l’Autorità giudiziaria avrebbe potuto giudicarlo illegittimo. Siamo un paese con una pressione fiscale elevatissima in cui si continuano a chiedere sacrifici ai cittadini: è vergognoso utilizzare i soldi degli italiani per giocare a fare l’Istituto Luce». Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata del Partito democratico, accusa l’esecutivo di fare «buffonate» e di «sperperare» 800 milioni di euro dei cittadini italiani «per uno spot» della presidente del Consiglio «in violazione dei diritti delle persone». All’attacco va anche Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, non soddisfatto dalla risposta del ministro Ciriani sulla cifra spesa per mandare avanti e indietro la nave militare Libra in Albania: «Tante cose si potevano fare con 800 milioni, ma quello lo sapevamo già. Farete un’altra figuraccia. Forse è il caso di cambiare strada, forse è il caso di dire: “Abbiamo fatto un po’ di propaganda, ma non ha funzionato. Ci siamo sbagliati e torniamo sui nostri passi”. Sul globo terracqueo volevate dare la caccia agli scafisti, ma per ora sul globo terracqueo avete fatto solo una gigantesca figuraccia».