L’unica cosa che avremmo davvero dovuto fare contro l’infame guerra di aggressione di Putin, stiamo ancora discutendo se farla. Vi erano motivi etici, politici e di efficacia indiscutibili. Pensate se il Parlamento italiano avesse detto, subito: noi ci rifiutiamo di pagare le bombe dei massacratori. Chiudiamo subito, immediatamente, il pagamento del gas russo. Dobbiamo fare sacrifici, ma non possiamo dare soldi, un miliardo di euro al giorno, a chi si macchia di un crimine così grande come è scatenare una guerra contro un intero popolo. Avremmo evitato di dare armi all’esercito ucraino per difendersi da armi dei nemici che siamo noi a pagare. Un miliardo di euro al giorno, 30 miliardi al mese, un terzo di tutta la spesa militare russa di un anno.

Il gas e petrolio russo rappresentano il 50% delle esportazioni totali della Federazione. Il refrain che ci ha condotto a fare embargo su ogni cosa ma non su quella che poteva davvero fermare la macchina di morte, è stato che saremmo crollati. Che le aziende avrebbero chiuso. Che la nostra economia non se lo poteva permettere. Ora, ad oggi, mentre continuiamo a finanziare la guerra di Putin, Confindustria fa sapere che il 16% delle aziende hanno già sospeso o chiuso l’attività. Che in due mesi si aspetta lo stesso per un altro 30%. Fanno metà del corpo produttivo delle imprese italiane. Ma allora, se ciò è già accaduto nonostante continuiamo con l’immorale pratica del finanziare chi ammazza donne, uomini e bambini in Ucraina, mentre lo fa tutti i giorni, perché non abbiamo chiuso noi il rubinetto? Il Ministro Cingolani, dopo il ricatto russo dei rubli, se ne è uscito con il fatto che non dobbiamo temere: in caso di blocco delle forniture, avremmo avuto riserve per due mesi e mezzo. E l’arrivo della stagione calda ci avrebbe aiutato. Cioè queste cose le decidiamo se ci ricatta Putin, ma perché allora non l’abbiamo fatto noi, subito? E tutta la quantità esorbitante di denaro per le armi all’Ucraina, se fossero stati destinati dall’Europa a sostenere i sacrifici di tutti i cittadini, fatti in nome di un ideale, di una scelta politica ed etica, che è questa sì fondante di una nuova Europa, e cioè che non si può finanziare una guerra di aggressione? Mi ha impressionato il discorso del Presidente Draghi che per rispondere alla pretesa russa dei rubli in cambio del gas, ha detto “che non lo prevedono i contratti”.

Ma quali contratti? Cioè mentre ci indigniamo giustamente del massacro di Bucha, abbiamo un contratto regolato dal diritto amministrativo con il responsabile del massacro? È “eticamente” necessario inviare armi all’aggredito, e contemporaneamente, non è eticamente inaccettabile riempire di soldi chi aggredisce? C’era uno Yacht di un oligarca in rada al porto di Trieste, è ancora lì, sequestrato. Prima che accadesse volevo andare, con fratelli e sorelle che come me non sanno stare a guardare, a fargli una scritta enorme contro la guerra di Putin sulla fiancata. Magari la polizia già lo sa, succede con il telefono che mi ritrovo. Stavo trafficando per organizzare l’incursione. Per un motivo o per un altro il piano ha rallentato. Ma più passava il tempo e più questa campagna sugli oligarchi mi pareva una stronzata. Una specie di cortina di fumo per far vedere che noi stavamo facendo cose durissime. Avessimo almeno sequestrato i soldi di questi ricchi sfondati, costruendo un fondo cassa per sostenere i sacrifici delle famiglie. Avessimo preso gli yacht, espropriati, e venduti sul mercato per recuperare soldi da destinare al sociale. Gli avessimo preso, d’autorità, i soldi e li avessimo inviati in Ucraina per aiutare la popolazione civile. Avessimo espropriato le loro ville da sogno per ospitare i profughi ucraini che arrivano a migliaia in Italia, a milioni in Europa. Macché. Li abbiamo “congelati”, e addirittura adesso dovremmo imbarcarci in costosissime cause giudiziarie che i ricconi, ovviamente, hanno intentato contro lo Stato italiano. Una finta, come quella del sistema delle transazioni bancarie, fatte a tutti fuorché alla banca russa più importante, la GazpromBank. No. Mi si dirà che l’Europa doveva “unirsi” sul sostegno armato all’esercito ucraino.

Ma l’Italia e la Germania, potevano essere due paesi dell’Unione che invece chiudevano con il gas e il petrolio, chiudevano con il finanziamento della guerra? La Germania, invece che investire 100 miliardi di euro in armamenti, cosa che dovrebbe far rabbrividire chiunque abbia studiato un po’ la storia del 900, non poteva interrompere di botto con la strada della dipendenza dal gas del despota del Cremlino? E il nostro Parlamento, invece che infilarsi l’elmetto restando comodamente seduto sui suoi scranni al sicuro, non avrebbe potuto davvero prendere una decisione solenne, giusta, molto più seria ed efficace, che non avrebbe aggiunto ma sottratto terreno fertile alla guerra? Sono sicuro che questo sarebbe stato un buon argomento per imporre un cessate il fuoco, un negoziato. L’orrore di Bucha, purtroppo lo rivedremo in tante altre città che hanno patito la furia di truppe di maschi frustrati e accecati dalla rabbia. Alle truppe di invasione è prassi per gli ufficiali concedere il saccheggio, lo stupro e la violenza brutale perché si possano abbeverare di sangue di inermi, perché possano esercitare il loro potere, la loro forza, su qualcuno, sui civili, visto che il nemico militare li ha già vinti sul campo. Succede dal tempo degli Unni e dei Vichinghi, conosciamo questo dall’Impero Romano a quello Ottomano.

Abbiamo la memoria così corta da non ricordarci cosa avvenne durante la “campagna d’Italia” e nelle “50 ore di libertà” concesse dal generale Alphonse Juin delle truppe alleate? Crediamo che la guerra abbia un codice deontologico? Crediamo che esistano “operazioni chirurgiche” come dice Putin? Non ho mai creduto a questa assurdità quando la sbandieravano gli americani in Iraq, ma vedo che invece qui si crede a Putin anche quando dice che i cadaveri di Bucha sono morti di freddo. Potenza della guerra ibrida. A me invece viene da vomitare. Mi vergogno per noi stessi, noi come genere umano. Ogni vergognosa giustificazione, richiamo al complotto “pluto – giudaico – massonico” dell’Occidente, ogni pornografica allusione alla “messa in scena” mi sembra come uno sputo in faccia a quella donna, quell’uomo, quel bambino riverso in mezzo alla strada, o sepolto in una fossa comune.

Chi ha commesso questi crimini deve pagare. Ma subito. E se proponiamo più guerra pensando di farlo pagare, in realtà gli stiamo offrendo ciò che vuole. Rendiamo inutile il sacrificio di tanti esseri umani, perché se ne aggiungeranno altri di sacrifici umani, a dismisura. Diventeremo anche noi come Putin se accettiamo il piano che lui ci sta offrendo. Se invece vogliamo dare una forma all’indignazione, alla rabbia, alla sofferenza, al dolore, smettiamo di finanziare la sua guerra. Facciamo qualche sacrificio, organizziamoci per reggere tutti insieme. Ma adesso facciamo quello che per codardia e ipocrisia non abbiamo fatto finora.